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Anch'io vittima della piacevolezza del titolo
Sono onestamente un po’ stanca di questo tipo di letteratura, appartenente a tutti questi giovani che, ad un certo punto, si “improvvisano” scrittori: la mia considerazione non è tanto (o non solo) legata all’assurdità della storia, ma perché ancora una volta mi trovo di fronte ad un libro, nel complesso, mediocre.
Apprezzo molto la Gamberale che scrive articoli (la leggo sempre con piacere su Vanity Fair), la trovo frizzante, divertente, quasi mai banale; purtroppo non posso dire lo stesso della performance romanziera in cui mi sono imbattuta.
E’ una storia improbabile, con poco “carattere”, scritta in modo eccessivamente semplicistico, tanto da renderla, a tratti, noiosa.
Non voglio dire che tutto sia da buttare, ma quel rafforzativo rappresentato dalla ripetizione di tre, dico tre, volte un termine è davvero irritante. E dai, è davvero troppo.
No, avrei voluto poter essere più clemente, avrei voluto avere di più da questo libro, ma questa volta non è andata molto bene!
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