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Grande Oriana!
Famosissimo, questo è forse è uno dei libri più belli di Oriana Fallaci, una donna che ha vissuto tutte le sue passioni e i suoi sentimenti senza risparmiarsi nè tirarsi indietro, mai.
Nelle pagine di questo libro c'è un'Oriana ancora giovane, ancora non aspra come negli ultimi suoi: affronta con sentimenti alterni la presenza dentro di sè di una nuova vita e si interroga sul significato di nascere e di vivere.
Il libro si presenta come un colloquio intimo in cui la donna si rivolge alla nuova vita e si sviluppa su un doppio piano emotivo e razionale: si rivolge alla goccia di vita che sente attecchire nel suo ventre, considerandola già da subito come altro da sé, come una persona nuova non, come spesso accade a noi donne, come una parte di se stessa.
Lo fa con tenerezza e con razionalità, lo fa con la consapevolezza di non sentire affatto il desiderio/bisogno di essere madre, ma anche con la convinzione di non potersi arrogare il diritto di negare l'accesso alla vita a qualcuno che già c'è.
Questo libro, che ebbe subito un enorme successo, fu incoerentemente utilizzato come bandiera da chi allora (metà anni '70) lottava per l'introduzione dell'aborto legale in Italia: non ne capisco il motivo, dato che, anche se il bimbo alla fine non nascerà, non sarà per volontà della donna che invece trova in sé mille ragioni per accettare questa nuova vita.
Lo lessi quando ancora non ero madre. L'ho riletto ora a distanza di moltissimi anni e lo trovo ancora più bello, profondo e stimolante.
Lo consiglio a tutte le donne, di tutte le età, e anche a tutti gli uomini che, per mia esperienza, in genere lo apprezzano moltissimo.
[…]
Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto ere incerto e terrorizzante.
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Vorrei che tu fossi una donna. Non sono affatto d'accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia.
Se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi.
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Commenti
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Splendida rece Marghe!
:-)
E' che quando ne sento parlare, l'amarezza mi riemerge...
Ciao e buone letture!
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