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Galeotto fu il collier
 
Galeotto fu il collier 2012-04-26 16:40:39 cesare giardini
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    26 Aprile, 2012
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Un divertentissimo romanzo popolare

Pochi oggi sanno rendere così bene l’atmosfera ed i personaggi di un paese lombardo come il prolifico ( come autore di romanzi, si intende) Andrea Vitali, nato in quel di Bellano e che proprio a Bellano usa ambientare la maggior parte delle sue storie. Questa volta il protagonista è un giovane mammone (bamboccione, si direbbe oggi), Lidio Cerevelli, sedicente geometra, erede con l’arcigna e possessiva madre di un’impresa di costruzioni. Il malcapitato, innamorato cotto di una prosperosa “svizzerotta” capitata per caso in una villa del paese a bisbocciare temporaneamente con amici, viene sui due piedi sedotto. Il colpo di fulmine è imprevisto ed immediato, il giovanotto si lascia ingenuamente irretire dalla novella Circe (che mira solo ai soldi), le giura eterno amore e combina un trasferimento di monete d’oro zecchino (trovate fortunosamente, un vero e proprio capitale) dalla riva del lago al territorio svizzero, in barba alle dogane ed alla polizia sempre all’erta (siamo nel 1930, camicie nere, camerati e servizi segreti dell’OVRA in primo piano). Ma la vicenda si complica, la trama viene poco a poco a galla ed il bel sogno svanisce dopo una serie di complicate vicissitudini : grazie anche alle ambigue beghe del primario chirurgo dell’ospedale locale, mani esperte ma cervello ottuso e impastato di regole e pregiudizi, che riuscirà astutamente a dare in sposa al povero Lidio la propria nipote Eufemia, una racchia da paura. Questa in poche parole la vicenda, ma la trama è arricchita da una serie spassosa e divertente di personaggi, delineati con maestria : dalla figura della madre Lirica, vera e propria rompiscatole, ai carabinieri Maccadò, Mannu, Cassamagna e Misfatti, sempre pronti a scansare ardue responsabilità, dal focoso Canizza , barbiere e nel contempo segretario locale del fascio, al muratore Campesi e relativa moglie Anita, dal potente primario chirurgo professor Cerretti alla di lui moglie Olghina, bell’esemplare di femmina piacente ma scema patentata, tra le cui braccia alla fine l’incauto Lidio troverà una meritata consolazione. Fate attenzione poi ai nomi e cognomi, scelti con cura dall’Autore, quasi ci trovassimo in una commedia di Plauto : la racchia Eufemia figlia di Sofronia, gli ingegneri Menaballi e Scassacani, il contrabbandiere Agostino Colluccello, il controllore dei lavori d’appalto Glauco Esangui (detto ovviamente Os de Mort), il ragionier Vigliacchini, per non parlare delle monache dell’ospedale ( suor Repranda, suor Palmenta e suor Beozia : un vero spasso!). Il romanzo è divertente, brioso e svela, pur in una circoscritta comunità come quella di Bellano, il tessuto autentico e popolare della vita di tutti i giorni, con i suoi colpi bassi e certe insperate botte di fortuna : si ride e si soffre, insomma, riflettendo sulla lieve insensatezza delle vicende umane.

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