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Alice e ritorno
Alice e ritorno.
Alice adolescente, Alice donna.
Un prima e un poi in un apparente turbinio di storie contorte di vita.
La vita, in realtà, presenta una logica stringente: due numeri primi, Alice e Mattia, i due protagonisti non possono che rimanere due separati numeri primi, appena tangenti, mai secanti, mai intrecciati.
Due solitudini, due sofferenze, due tragedie seminascoste. Mattia si segna le mani per un inenarrabile senso di colpa: ha abbandonato sua sorella gemella Michela, una minorata, in un parco, vicino ad un fiume, per presentarsi alla festa di un amico.
Alice si ribella al padre, allo sci, si procura un’infermità permanente alla gamba, e sprofonda in una autodistruttiva anoressia. L’energia vitale la accompagna, nonostante tutto.
Un incontro, un ritorno, un’attesa, un timido intreccio. Poi nulla. Mattia, dopo essere fuggito dal suo passato, che è anche Alice, ritorna ai propri numeri, ai conti della sua università americana dove tutto ha una logica, tutto si incastra dopo aver trovato il metodo.
Ma la vita sembra distante, è tutt’altro per Mattia.
Alice si sposa, ma non è felice e non può rendere felice il suo uomo che non può diventare padre: il ventre di Alice è secco e lei non vuole nutrirlo.
Due solitudini, due dolori, due negazioni fino a quando la verità di ciascuno non ha nomi e volti, fino a quando i rapporti familiari non vengono alla luce, fino a quando non ci si rigira il coltello nelle ferite.
Sullo sfondo due madri anaffettive che lasciano i padri, soli, nella gestione dei rapporti difficili.
Solo così, dopo una sopraggiunta coscienza delle cause, il dolore, dopo il feroce approfondimento, lascerà posto alla normalità ed alla fusione in Alice del dovere e dell’ attesa: Alice è distesa sul greto del fiume dove ha avuto origine la sconfitta di Mattia.
E diviene donna e madre, accogliendo e comprendendo il proprio e l’altrui dolore.
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