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Un pezzo di storia, un amore
Le immagini di una Grecia umiliata, offesa, vilipesa che le televisioni di tutto il mondo hanno trrasmesso all'ora di cena, quei visi increduli, quei cortei, quella richiesta di giustizia, quelle speranze spezzate, quel Paese spinto sull'orlo del fallimento, quelle immagini a colori, mi hanno riportato indietro nel tempo ad altre immagini così simili ma in bianco e nero, che mostravano i Colonnelli e il loro regime, la richiesta di libertà di un popolo, l'insofferenza per la dittatura di un Paese in cui nacque la democrazia.
E mi è tornato in mente Alekos Panagulis.
Chi allora non c'era di certo non sa chi sia stato Alekos. Forse anche chi fu testimone quei momenti drammatici ha dimenticato ormai quell'uomo che invece resta immortale per chi ha letto questo libro.
Alekos fu il grande (unico?) amore di Oriana, questo gli ha dato fama imperitura.
Forse a causa di ciò il povero Alekos si rivolta da decenni nella sua tomba: passare alla storia per essere stato l'amore di una sia pur grande scrittrice non deve essere motivo d'orgoglio, per lui.
Perchè Alekos fu un Uomo.
Lo fu al di là del sentimento che fece nascere in una donna ruvida e amante della propria libertà.
E questo racconta questo libro: la vita di un uomo capace di lottare fino alla morte per le sue idee, per la libertà dalla dittatura, per il trionfo della giustizia e la punizione dei corrotti.
Un uomo che subì torture inaudite, raccontate vividamente, che si trovò mille volte vicino a cedere, ma come tutti i grandi eroi, fece della debolezza del corpo uno strumento di crescita della volontà.
Attraverso questo romanzo, basato strettamente sulla realtà storica, Oriana ha raggiunto l'obiettivo di rendere eterno il nome dell'uomo che ha amato e di costringere anche noi ad ammirarlo e, infine, ad amarlo.
Per chi vuole apprezzare la grandezza di un'Oriana scrittrice sanguigna e grandissima cronista della storia più vicina a noi, questo è un libro da non perdere.
[…]
Impietrita dinanzi alla bara col coperchio di cristallo che esibiva la statua di marmo, il tuo corpo, gli occhi fissi al sorriso amaro e beffardo che ti increspava le labbra, aspettavo il momento in cui la piovra sarebbe irrotta nella cattedrale per rovesciarti addosso il suo amore tardivo, e un terrore mi svuotava insieme allo strazio.[...] Per arginare la spinta che mi premeva ai fianchi, alla schiena, dovevo appoggiarmi al coperchio di cristallo. Questo era molto angoscioso perché temevo di romperlo, caderti sopra e sentire di nuovo il freddo che mi aveva morso le mani quando all'obitorio ci eravamo scambiati gli anelli, al tuo dito quello che avevi messo al mio dito e al mio dito quello che avevo messo al tuo dito, senza leggi né contratti, un giorno di gioia, ormai tre anni fa [...]
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Commenti
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bellissima rece!!!!
@ Silvia: grazie! :-)
@ Gio: Grazie anche a te, questo è uno di quei libri che non si dimenticano
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De gustibus ! Comunque sia la tua recensione e' molto bella.