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"Zia Antonia sapeva di menta" - Il commento di Bru
“Da che se la ricordava, la zia aveva sempre avuto intorno a sé quell’orbitale profumato, frutto di chili e chili di caramelle e mentini succhiati nell’arco di una vita intera”.
Se, dunque, nella camera d’ospizio di zia Antonia, la madre superiora, suor Speranza, e il mite nipote Ernesto avvertono uno sgradevole odore d’aglio, qualcosa di strano deve essere successo!
Tanto più che la dolce ottuagenaria, l’Antonia del titolo, si trincera dietro a una caparbia volontà di rifiutare il cibo.
Nella costante alternanza tra l’aromatico profumo della menta e il nauseante odore dell’aglio, indagano sullo strano caso, con il principale intento di sottrarre l’anziana zia a una morte per inedia, suor Speranza, il fedele nipote Ernesto Cervicati, che per la zia ha sempre avuto grandi attenzioni e profondo rispetto, e il medico – immancabile nei romanzi di Votali - il dottor Aloisio Fastelli.
La pista dell’odore d’aglio conduce a due personaggi a dir poco sospetti: il fratello Antonio Cervicati, bidello dall’intensa attività sessuale da qualche giorno scemata per imprecisati motivi, e il direttore dell’agenzia locale della Banca di Credito Orobica, il Sansicario.
La storia corre rapida tra scenette buffe ritratte dalla consueta ironia di Vitali, che si diffonde benefica sull’intreccio grottesco e talvolta paradossale.
Alcuni passaggi sono davvero spassosi. Come le congetture della moglie di Antonio, l’Augusta, insospettita dall’inerzia amatoria del suo coniuge. O gli equivoci che nascono dai rintocchi funebri del campanile. O le condotte ispirate dalle cupidigia di Antonio, che vorrebbe mettere le mani sul presunto patrimonio liquido dell’anziana.
Le caratterizzazioni di Vitali utilizzano un originale espediente: l’atlante animale” di suor Speranza ossia l’abitudine della religiosa di paragonare le persone a un animale.
Un romanzo tutto da gustare: per l’ironia che l’autore diffonde, per le situazioni da commedia ai limiti della farsa, per il linguaggio narrativo articolato in frasi brevi e veloci, infarcite di qualche termine desueto o ripescato dal dialetto, per i dialoghi divertenti e incalzanti. E per le riflessioni inevitabili sulla senilità, quelle che il romanzo ha instillato in …
… Bruno Elpis
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