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Napoli narrata attraverso una statuina del presepe
Elegante testo della Cibrario che, mettendo al centro del romanzo una statuina del presepe, ci racconta non solo la storia e le vicissitudini di chi l'ha creata, e negli anni successivi posseduta, ma anche spaccati sociali e storici di tre momenti determinanti della storia di Napoli, fine del '700, i bombardamenti della seconda guerra mondiale e i giorni nostri. La trama:lo scurnuso, che nel dialetto campano vuol dire colui che prova vergogna, è una statuina del presepe creata da un trovatello al servizio di un signorotto nella Napoli di fine '700. Una statuina fatta con amore e passione da parte del suo creatore ,il quale voleva trasmettere proprio il senso di inadeguatezza di chi col passare degli anni non poteva più svolgere determinate mansioni, soprattutto non riusciva più ad eseguire le cose con precisione e cura come negli anni passati. Singolari e poetiche le traversìe sia di Sebastiano, detto Purtualle(il protagonista) che della statuina in sè, infatti l'autrice è bravissima a raccontarci delle case e dei presepi che negli anni succesivi alla sua creazione hanno poi ospitato "lo scurnuso". La Cibrario ci racconta umanità varia collegata alla presenza dello scurnuso in casa ,e nel presepe soprattutto. Si narra di un nobile napoletano costretto a privarsi della statuina per poter salvare una famiglia ebrea dalla persecuzione, così come viene raccontato di un restauratore oculato e attento che ne preserva bellezza e lineamenti, fino all'ultimo presepe in cui lo scurnuso ha presenziato, cioè ai ns giorni in una villa della penisola sorrentina dove una ragazza riceve come dono dal padre questa statuetta per riallacciare rapporti sfilacciati. Storie di vita quotidiana frammiste a considerazioni e spunti relativi ad importanti momenti storici della città di Napoli si propagano dalle pagine di questo originale libro. Consigliato sicuramente Saluti