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La disubbidienza
Luca, un sedicenne "gracile, soggetto a furie improvvise durante le quali il corpo stremato par bruciare le poche forze chi gli restano in parossismi di rivolta e odio", appare sempre più insofferente alle decisioni dei genitori.
Inizia una lunga lotta di ribellione, di rivolta, di disubbidienza non solo ai desideri dei genitori, ma anche disobbedienza alle regole della società e infine, la disubbidienza estrema, la disubbidienza alla vita.
Il romanzo assume così i tratti di un racconto della ribellione adolescenziale al mondo, una ribellione preparata in ogni sua fase e organizzata a puntino. Dopo la disubbidienza all'infanzia, con l'addio a tutti i ricordi, Luca abbandona ogni legame con la scuola, con i compagni di classe, riducendo al limite i contatti con i genitori. Culmine di questo addio alla società è l'abbandono ai soldi. Ma il percorso deve compiere ancora un passo e, ultima cosa che gli rimane, Luca vuole disubbidire alla vita. Ma il suo non è un desiderio suicida, anzi disdegna ciò, lui prosegue solo il cammino di odio nei confronti di ciò i genitori e la società gli impongono di fare e proseguirà fino allo stremo delle forze.
La conclusione è però speranzosa; dopo un crescendo drammatico, con la spettacolare descrizione del delirio, Luca si risveglia e, grazie ad una anziana infermiera, sembra rinascere scoprendo e comprendendo l'amore e ritrovando il gusto della vita.
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