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Fredda bellezza
Definirei la nuova opera di Baricco un’occasione mancata, la storia è affascinante ma la resa non riesce ad annullare la distanza tra il lettore e i fatti narrati.
Jasper Gwyn è uno scrittore di fama mondiale, i suoi libri vendono milioni di copie e la sua vita professionale appare perfetta ma, appunto, è solo apparenza. Un bel giorno, di punto in bianco, Mr Gwyn decide di chiudere lì la sua carriera: non scriverà più, non pubblicherà più nulla, il mondo deve dimenticarsi di lui. In un articolo sul “The Guardian” il protagonista stila una lista di cinquantadue cose che non farà più e, oltre a dire che non continuerà a sforzarsi di essere cordiale con colleghi che in realtà lo disprezzano, inserisce alla fine il proposito di non scrivere più libri. E così succede. Jasper scompare per qualche tempo, non risponde al telefono e, quando fa il suo ritorno, respinge al mittente le insistenti preghiere del suo agente, ed unico vero amico, Tom. Ma non può vivere senza far nulla, deve inventarsi una nuova carriera. La visita ad una galleria d’arte fa scoccare nello scrittore la scintilla; improvvisamente, osservando il ritratto di un uomo con i baffi, Mr Gwyn capisce a cosa dedicare il resto della sua vita: l’idea è di scrivere ritratti di persone.
“ Non pensò a qualche trucco tecnico e nemmeno gli sembrò importante la bravura del pittore, solo gli venne in mente che un fare paziente si era posto una meta, e alla fine quel che gli era riuscito di ottenere era ricondurre a casa quell’uomo con i baffi. Gli sembrò un gesto bellissimo”.
Jasper inizia ad organizzare con meticolosa precisione ogni particolare del suo nuovo lavoro, senza assolutamente sapere con esattezza in cosa consisterà né dove lo porterà questo percorso. Mr Gwyn sa solo che quello è il suo destino, e si adopera in ogni modo per riuscire nel suo intento. Il talento di Jasper Gwyn, dopo qualche incertezza iniziale, si esprime anche in questa nuova avventura e i ritratti soddisfano in pieno le esigenze dei clienti. Lo scrittore ha trovato la sua strada, anche se non durerà molto.
La storia ha un grande fascino e la scrittura di Baricco non ha perso nulla del suo carattere poetico ed evocativo, ma il tutto risulta assolutamente distante e poco credibile. Leggendo Mr Gwyn ho pensato ad un orologio svizzero, un meccanismo perfetto in ogni sua parte, senza sbavature e, quindi, senz’anima. Il personaggio sembra quasi finto, ingessato e, alla fine di tutto, quello che più risalta è la freddezza della struttura narrativa, l’impossibilità, per chi legge, di lasciarsi coinvolgere davvero. Siamo lontani dall’autore di “Castelli di rabbia” o “Novecento”, e questo non può che dispiacere.
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