Dettagli Recensione
In una foto l'atto estremo della vita
La balbuzie, metafora della vita del protagonista-autore.
L'ingorgo di sillabe e di parole rispecchia una vita costretta in regole, costellata da sensi di colpa: "Non è colpa mia", ma anche di impossibilità di scelta pur nel bisogno: " Non ora, non qui", gli dice la madre.Tempi e luoghi consigliati al figlio da una madre distaccata e chiusa nella propria necessità, nei propri ricordi.
Quanta madre c'è in questo racconto lungo!Anche la moglie del protagonista è un po' madre e l'autore-protagonista rimane orfano due volte. Il padre non c'è. E' il quadro moderno delle solitudini condivise, o forse no;è la condizione del padre "morto" in una famiglia degli anni 50, che anticipa i vissuti della nostra contemporaneità.
In una scrittura colta, serrata, profonda, intrisa di letteratura e di filosofia, Erri de Luca ci narra la storia di un uomo adulto da sempre, ma che diviene adulto alla vita in ritardo: avrà la sua prima donna a trent'anni, forse perché troppo attento a comprendere il mistero materno che lo ha reso ancora più fragile e inadatto alla vita. La vita della velocità e della sopraffazione non è nelle sue corde e la balbuzie ne è una conferma. La vita di dentro è affollata e ha bisogno di tempo e di spazio per manifestarsi. Ed ecco l'espediente della foto che consente al figlio e alla madre di incontrarsi senza fretta in un luogo e in un tempo in cui madre e figlio sono coetanei invertendo l'ordine logico delle cose. E' così che il figlio sa della madre in attesa. Di cosa? La conclusione è spiazzante. Le distanze si azzerano ed è in una foto che si compie l'atto estremo della vita: la morte. La madre aveva previsto la morte del figlio . E il filo si ricompone. "Aspettami" gli aveva detto. Ma è lei che lo aspetta in una foto.