Dettagli Recensione
In culo alla tristezza..
Se foste saliti sulla nave Virginian diretti in America all’inizio dello scorso, fottutissimo secolo avreste fatto i conti con un equipaggio alquanto bizzarro: un comandante claustrofobico, un timoniere sensitivo, pranoterapeuta e purtroppo cieco, un medico di bordo dal cognome impronunciabile ma sareste stati accompagnati dalla musica dell’Atlantic Jazz Band che poteva vantare il più grande pianista del mondo: Danny Boodman T.D Lemon Novecento.. strano si (già a partire dal nome) ma diamine.. che musica!!Tutta la vita su una nave. Senza mai scendere, neppure per nascere, neppure per morire. Solo una volta quel tentativo un giorno di febbraio, dopo che Lynn Baster, un contadino inglese, gli aveva raccontato della meraviglia di vedere il mare per la prima volta nella propria vita, lì dopo una collina. Ed egli aveva immaginato, dopo una vita intera vissuta sul mare, cosa potesse essere vedere il mare da una collina, ansioso di capire finalmente, di avere delle risposte.
Quante incertezze prima di scrivere questa recensione. Perché per me parlare di Novecento è come parlare di me stessa.. di una me stessa del passato ma non del tutto dimenticata. La prima volta che l’ho letto, anni fa, mi sembrava di vedere me stessa nei sentimenti e nelle riflessioni di Novecento. Da allora il gradino, il fatidico terzo gradino, l'ho sceso, diversamente dal mitico pianista. Ma Novecento io non lo voglio giudicare.. non io..
Era stato felice sul Virginian fino a quel giorno di febbraio Si era nascosto le sue paure. La musica era divertimento, era modo per esprimersi, per divertire, la musica era come una finestra che fa scorgere al di là.. ma mai raggiungere. Solo sognare, incantando le proprie emozioni in modo tale che possano solo arrecare conforto al cuore, senza tradirlo. Novecento conosceva il mondo meglio di tutti. Ma non era il suo mondo, era il mondo degli altri. E lui in fondo al suo cuore lo sapeva. Per questo era così bravo a suonare il jazz. Senza malinconia non si può suonare jazz. Il pianoforte ha 88 tasti, siamo noi ad essere infiniti si,ma i tasti non sono tutti banchi.. Ce ne sono anche alcuni neri. ma è bello suonarli...perchè quando incontri quelli neri...riesci a capire meglio i bianchi. Il dolore ci fa capire e godere meglio dei momenti felici.. è questa la vita!!
Che dire aggiungere altro sarebbe superfluo.. Novecento và letto.. tutto qui..