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Le due chiese
La capacità di Vassalli di ritrarre luoghi e persone è incomparabile.
Riesce a darne piena prova anche in questo romanzo, dipingendo un'umanità vera, colta con estremo realismo, nei sentimenti e nella quotidianità.
Del tutto originale il modo in cui l'autore sa raccontare la storia italiana, ponendo l'accento non sugli eventi in sé, ma sull'effetto prodotto da questi ultimi sulle vite delle persone.
Egli accende i riflettori su un paesino sperduto ai piedi delle Alpi; un microcosmo, un piccolo formicaio brulicante di vita, di consuetudini, di superstizioni, di costumi atavici.
Quali sono le conseguenze provocate dalle guerre in questo angolo di Paese immerso in una natura prorompente, isolato dal frastuono delle grandi città, regolato da ritmi di vita lenti e ripetitivi?
Vassalli risponde a questo interrogativo con tutta la sua potenza narrativa e anche poetica, direi;
la guerra bussa alle porte degli abitanti di questo “piccolo mondo antico” e li costringe a cambiamenti radicali, provocando dolori, annientamento, rabbia.
Il quadro cambia i suoi colori passando dalla luminosità della serenità e della quiete, alle tinte cupe e fosche della sofferenza; immagini forti e crude diventano protagoniste della scena, un'aria greve e soffocante prende il posto dei profumi dei fiori di alta montagna.
Una galleria di personaggi indimenticabili, schietti, sinceri, palpitanti; famiglie distrutte dall'inesorabile incedere dei mutamenti storici, un piccolo borgo montanaro che subisce, giocoforza, le trasformazioni causate prima dalle guerre poi dal periodo post-bellico fino a giungere ai tempi nostri.
Un racconto corale, una moltitudine di protagonisti orchestrati dalla grande penna di Vassalli; operazione non semplice poiché è facile provocare una sorta di frammentazione narrativa, mettendo a rischio un flusso omogeneo della trama. Invece in questo caso la scelta dell'autore è azzeccata, oltre ad essere una caratteristica che gli appartiene, quella di rappresentare le diverse facce dell'umanità contemporaneamente, dando spazio al buono e al cattivo, all'onesto e al furbacchione, al mite e al violento, al santo e al peccatore.
Un romanzo intriso di calore e profonda umanità, in grado di piegare il lettore a riflettere sulle difficoltà che la vita propone all'uomo in qualsiasi tempo, fino ad immedesimarsi a vivere in un periodo storico come quello descritto, fino a sentire i brividi per lo strazio sopportato da quella gente, a cui in battere di ciglia, la violenza della guerra distrusse il confortevole mondo di affetti.
Anche in questo lavoro, Vassalli conferma le sue doti stilistiche; linguaggio eccellente mai troppo moderno, narrazione vivace a tratti tagliente, infine, la sua immancabile vena ironica pronta a smorzare i toni più acuti ed offrirci una visione della vita ottimistica come antidoto per uscire dai momenti più tragici.
Grazie a questo punto di vista dell'autore, i personaggi da lui creati non sono solo dei vinti, ma uomini che dopo le sconfitte della vita si rimboccano le maniche pronti a ricominciare, senza fermarsi troppo a crogiolarsi nell'autocommiserazione.
Pur non raggiungendo la bellezza de "la Chimera", tuttavia rimane una lettura di gran valore.
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ho scoperto Vassalli con La chimera e mi è venuta voglia di conoscerlo più a fondo.
Lo considero un grande autore del nostro panorama letterario.
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