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Cose che nessuno sa
Siamo onesti: le aspettative sul secondo romanzo del Professor D’Avenia erano alte, dopo il successo straordinario e inaspettato del suo romanzo d’esordio. Ebbene, non siamo stati delusi. Il secondo lavoro, Cose che nessuno sa , è un romanzo di ampio respiro, dove le storie dei protagonisti si intrecciano con le storie personali del lettore e la storia della nostra letteratura, cioè della nostra vita, si diverte con esse. Cose che nessuno sa è un grande romanzo d’amore e quindi di vita e di morte. Amore presente, amore assente, amore perduto, amore mai conosciuto, amore filiale, amore coniugale, amore per la letteratura, amore ideale, amore carnale.
Ognuno dei protagonisti principali compie all’interno della storia il proprio cammino per ritrovarsi alla fine cambiato, migliorato. Margherita, la figlia adolescente, elabora il dolore dell’abbandono del padre grazie all’aiuto inconsapevole del suo Professore di Italiano e Latino, il Professore di Italiano e Latino elabora il suo amore per Stella grazie al dolore di Margherita che gli trasmette, inconsapevole, il coraggio di Telemaco che parte alla ricerca del padre. E poi c’è Giulio, un adolescente in crisi come Margherita: insieme i due compiranno il cammino che porta alla maturità. E poi c’è la madre di Margherita che elabora i motivi della crisi del suo matrimonio e con l’aiuto della nonna Teresa e grazie al sacrificio di Margherita, trova il perdono. E infine c’è nonna Teresa, punto di riferimento per Margherita. Il colpo di scena finale rende la sua figura ancora più speciale, cerniera tra il passato e la vita nuova che attende Margherita.
A differenza di Bianca come il latte e rossa come il sangue, questo secondo romanzo è rivolto più ad un pubblico adulto, i temi trattati sono impegnativi e richiedono per essere elaborati, forse, più esperienza di vita di quella che possiede un adolescente. Stilisticamente, l’uso della lingua siciliana che nonna Teresa porta nel romanzo è qualcosa di veramente bello e ci riporta con la musicalità delle parole ad un tempo che fu, all’arché manifesto.
Chiudo con le ultime parole di D’Avenia, nei ringraziamenti: “Proprio te ringrazio, lettore, che hai accostato l’orecchio a questa storia, come si fa con una conchiglia. E spero che tu abbia provato nel leggerla ciò che ho sentito io nello scriverla: un po’ più di amore per la vita e un po’ più di misericordia per l’uomo”.
Il resto sono cose che nessuno sa.