Dettagli Recensione

 
Uccelli da gabbia e da voliera
 
Uccelli da gabbia e da voliera 2011-11-27 07:33:03 Bruno Elpis
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    27 Novembre, 2011
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Uccelli da gabbia e da voliera - Andrea De Carlo

Il giovane Fiodor Barna è davvero strano. Glielo dicono tutte le donne che, in qualche modo, lo incontrano.
“Sei pazzo”, gli dice Livia di fronte alla sua messinscena, quando, proprio sul più bello, Fiodor batte la ritirata e fugge da lei per evitare un rapporto del quale non è convinto.
“Sei ben strano”, conclude Sue, al termine di una relazione extraconiugale con il giovane alla ricerca instabile di una propria identità personale e professionale.
Glielo dice anche Malaidina, la donna della quale è innamorato e che nasconde un segreto. “Sei pazzo”, gli dice, di fronte alla tenacia che il giovane profonde nell’inseguirla, nel ricercarla, nell’immaginarla.
Lo ribadisce la ragazza bruna, messaggera di Malaidina, quando gli porta una notizia che lui non accetta. “Ma sei pazzo?”, gli chiede, mentre lui la strattona.
La stranezza di Fiodor, tuttavia, è normale rispetto al senso di estraneità che caratterizza la sua vita, contraddistinta da un senso di insoddisfazione endemica e dalla devianza di comportamenti che significano ribellione. Più che strani, particolari, molto particolari, sono i suoi approcci con le donne: mentre li vive, li analizza, li seziona, li proietta nella scomposizione di atteggiamenti e fisicità.
E le gabbie, e gli uccelli del titolo? Ricorrono a più riprese.
Ad esempio, fanno la prima comparsa nel bizzarro allevamento di uccelli esotici che il padre detiene a San José, in Costa Rica.
Poi ritornano nel libro illustrato “Uccelli del mondo”, che Fiodor sfoglia con una bambina disinteressata.
Infine ricompaiono in un apparentemente folle progetto al quale il protagonista si abbandona, con gli amici dell’ultimo momento, Elvio e Paola: fuggire in Australia ad allevare cocorite.
Ma le gabbie sono principalmente metafore: “le parole mi sembrano rigide e limitate come piccole gabbie”, “gabbie lunghe e strette per desideri lineari” e così via, gabbie di ogni forma in una delle ineguagliabili riflessioni-divagazioni dell’autore.
Nel finale convulso, Fiodor, più pertinace che mai, si aggira ad Atene, da sonnambulo, con un rasoio tra le mani. E il lettore teme. Ma ci pensa De Carlo, calando il suo “deus ex machina”, in questa storia di ordinaria insoddisfazione e di straordinario sentimento…

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
70
Segnala questa recensione ad un moderatore

Commenti

Per inserire la tua opinione devi essere registrato.

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.3 (3)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.1 (3)
La prova della mia innocenza
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Di bestia in bestia
I qui presenti
La vita a volte capita
Errore 404
La stagione bella
Dimmi di te
Fumana
Nina sull'argine
Liberata
Un millimetro di meraviglia
Nannina
La neve in fondo al mare
Chiudi gli occhi, Nina
Magnifico e tremendo stava l'amore
Dove la luce
Il nostro grande niente