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La bellezza di una saga
Il libro di Mimmo Gangemi è memoria storica e affettiva, riscoperta delle radici ed evocazione di profumi e ricordi dimenticati che i più fortunati di noi attingono dai racconti familiari, quando attenti ascoltavamo meravigliati e stupiti la sapienza, la saggezza e l'esperienza dei nonni, i tanti Giuseppe emigrati alla Merica o altrove per fuggire la miseria di una vita avara e rincorrere il sogno di un domani migliore da acquisire col denaro risparmiato sopravvivendo ai margini più infimi della società, in paesi sconosciuti, civiltà con usi e lingue incomprensibili, terre il cui miraggio di ricchezza diveniva realtà per pochi, il cui benessere era prerogativa degli indigeni non certo degli ultimi, gli immigrati sprofondati nelle mimiere, condannati ad esistere in quanto forza lavoro, braccia, entità amorfe senza diritti, in un susseguirsi di giorni sopportabili soltanto grazie alla memoria e al sogno del ritorno a casa. E' bello il libro di Gangemi. Non solo perchè è ben scritto, non soltanto perchè a tratti rasenta la poesia umanamente più intima. E' bello perchè è tangibile il lavoro immane e ben riuscito che c'è dietro. E' bello perchè racconta sapientemente una storia che ci appartiene, perchè mostra la dignità, la fede, il coraggio, la disperazione, la forza, la speranza, il senso forte delle radici, il nucleo familiare come rifugio, dedizione, responsabilità, affetto primigenio e istintivo, vissuto senza enfasi. E, senza enfasi, ed è un ulteriore merito, è raccontata e vissuta la fede profonda sulla quale il protagonista poggia le proprie certezze e i propri dubbi. Una fede pulita, arcaica, scevra dai consueti orpelli da ironica superstizione, protagonista, essa stessa, dell'opera e guida quasi velata, non ingombrante del cammino compiuto da Giuseppe e , attraverso lui, dalle generazioni successive. Persino la trincea, la morte infantile, il distacco dei figli, sono narrati con la naturalezza e la maestria chi chi non ha bisogno di enfatizzare perchè ha il dono di una scrittura sapiente che emoziona chi legge. Perchè chi legge riesce a vedere i colori del mare, a guardare la possanza degli ulivi, a sentire il profumo dell'olio, la fragranza della terra, l'olezzo della miseria, la protervia di una borghesia destinata a finire, il dolore della perdita, lo sconforto del dubbio, la bellezza del paesaggio, l'umiltà di personaggi la cui dignità abbiamo smarrito, spesso proporzionalmente al raggiunto benessere al quale essi anelavano.