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Il sorriso del conte
 
Il sorriso del conte 2011-10-31 12:45:04 Dilo
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Dilo Opinione inserita da Dilo    31 Ottobre, 2011
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il sorriso del conte

E' un libro che parla d'Italia, dalla prima guerra modiale al 1988. La storia di una famiglia di nobili, costretti a lavorare, gli esperimenti pedagogici del padre sul suo unico figlio. Padre che prende come sua unica fonte di ispirazione Rousseau e che proprio per questo non solo cresce suo figlio come l'Emile ma addirittura lo chiamerà Gian Giacomo. Il giovane odia il suo nome e l'inadeguatezza del programma educativo lo porterà ad essere fuori posto in ogni occasione, fin quando non si sposerà e poi incontrerà un cugino che sembrava disperso. Esilarati e interessanti sono i parallelismi, tra la guerra che l'Italia stava combattendo e la "guerra" che Gian Giacomo si trova ad affrontare con una moglie che per amor di patria decide di non assolvere più i suoi doveri coniugali.
Poi l'autore ci fa fare un salto di 50 anni e finalmente si comincia a parlare del Conte, ovvero il figlio di Gian Giacomo, e lo fa a partire dalla morte del conte Angelo, ciò che ne viene fuori è un uomo-bambino sempre sorridente, con una vita piena di segreti. Interessantissima è la figura del prete amico di Angelo, che nonostante abbia una vita completamente diversa da quella dell'amico e nonostante l'abito talare dovrebbe imporgli di disprezzare lo stile di vita di Angelo, il Don non può fare a meno di volergli bene.
E' una storia piacevole, scritta in tono ironico, potrebbe essere anche una bella storia, se non fosse che il finale è inconcludente, alla fine vorresti chiedere all'autore: "scusa potresti dirmi, se non ti disturba troppo, per quale motivo mi hai raccontato tutta sta cosa?"
Ciò che sinceramente non capisco e non tollero è l'uso dell'articolo determinativo prima dei nomi propri di persona, non è Italiano e risulta anche particolarmente fastidioso, l'articolo prima del nome viene usato soltanto dal narratore e non dai personaggi e ciò rende questa scelta (perché voglio sperare che sia una scelta) totalmente priva di senso, anche perché la narrazione è in terza persona e il narratore è fuori dalla storia. Se fossero stati i personaggi ad usare l'articolo prima del nome, allora, avrei potuto giustificare la scelta, visto che il romanzo è ambientato a Bergamo, avrebbe addirittura contribuito a dare veridicità ai personaggi. Quante volte ci hanno detto che leggere è importante,perché impariamo parole nuove e anche perché ci aiuta a capire come si scrive in italiano?
Sotto questo punto di vista bocciato lo scrittore e la casa editrice che avrebbe dovuto fare un minimo di editing

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Commenti

4 risultati - visualizzati 1 - 4
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31 Ottobre, 2011
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Ciao Chiara,
condivido del tutto le tue perplessità.

Amalia
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Dilo
31 Ottobre, 2011
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Amalia, parlavo l'altro giorno con un'amica di Ferrara e lei non condivideva le mie perplessità, ha anche detto "è come se ci stupissimo delle espressioni dialettali di Verga". Quando le ho spiegato il perché Verga e questo autore non erano paragonabili, lei mi ha risposto: "mamma mia come te la stai prendendo a cuore". Quindi il condividere questo tipo di perplessità non è del tutto scontato :)
In risposta ad un precedente commento

31 Ottobre, 2011
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Cara Chiara,
continueremo a scontrarci perfino con i mulini a vento pur di non far passare certe baggianate per licenze stilistiche.

Amalia
In risposta ad un precedente commento
gio gio 2
31 Ottobre, 2011
Ultimo aggiornamento:
31 Ottobre, 2011
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io, per esempio, condivido!!!

brava, ottimissima osservazione!!!

p.s.: non ho letto il libro in questione, ma credo di aver compreso pienamente ciò che hai espresso!!!

Giò***
4 risultati - visualizzati 1 - 4

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