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UN’IMMAGINE RINFRANGENTE di Matilde Perriera
UN’IMMAGINE RINFRANGENTE di Matilde Perriera - Non è Montalbano il protagonista del nuovo libro di Andrea Camilleri, uscito il 25 marzo 2010. "Il nipote del Negus" è ambientato a Caltanissetta, negli anni ’30, durante la guerra in Etiopia. Camilleri presenta i fatti con la sua vena originaria, irriverente e comica. Un romanzo dal divertimento contagioso, che mescola storia e fantasia.Coinvolgenti pagine dalle molteplici sfaccettature, prezioso laboratorio culturale che mescola cronaca, memoriale, giallo, saggio storico, trattato giuridico-morale, romanzo psicologico alla fervida fantasia. Il NIPOTE DEL NEGUS consente al lettore di introiettare fortissimi imperativi morali, marchiando personaggi sclerotizzati in una forma e intelligenze prostituite. Lo stile è terso, cristallino, rinvigorito da un linguaggio asciutto, spesso inframmezzato da intrusioni dialettali, espressioni crude, sintagmi, onomatopee, doppi sensi, metafore, similitudini che, a una prima lettura, disorientano, ma, isolandone i tratti più oscuri, lemmi come ‘ntìfico, specchiàta, babbiàre, taliàre, nèsciri, sùsirsi, macàri, mìzzica, cchiù, pirchì, stràmmo, assintomò, arrivèrsa, accussì, embè, camurrìa, … osteggiano la tronfia retorica gabrieldannunziana iperbolica e altisonate, di cui il Fascismo, per incantare le masse, faceva il suo cavallo di battaglia. L’incipit è dato da un fatto realmente accaduto, la frequenza, nell'agosto del 1929, alla scuola mineraria di Caltanissetta, di Grhane Sollassié Mbassa, formidabile trampolino di lancio per Mussolini che cerca di ingraziarlelo con ogni strategia perché ha puntato l’interesse sull’Etiopia. Nel racconto, il Principe si iscrive alla Regia Scuola Mineraria di Vigàta, provocando generale scompiglio per la diffidenza fra bianchi e neri; si scatena un susseguirsi serrato di dialoghi vivaci e fitti ping pong epistolari , con “carpette” che contengono lettere, dispacci, telegrammi, proclami, documentazioni d’archivio, articoli di cronaca locale, in un rimando continuo con frammenti dialogici-narrativi notturni e diurni tenuti tra gli abitanti di Vigàta. I destinatari sono tutti servi volontari del DUCE, marionette dibattute fra ipocrisie, timori, servilismo e apparente fierezza. Cambiano le intestazioni, ma l'oggetto è sempre lo stesso, il Principe che, amante del lusso, frequentatore dei bordelli e sollecitato dal gioco, estorce denaro sia alla corte etiope, sia al Partito Fascista. Mussolini gli chiede di scrivere allo zio Ailé Selassié una lettera di elogi nulla mai concedere, si fa beffe del Duce, dei notabili, delle forze dell'ordine, delle regole, della buona educazione, per poi scomparire nel nulla. Volatizzato. L’ellissi del discorso, del resto, lascia solo intuire … per il resto tutto è affidato alle esclamazioni, indice prolettica della tresca amorosa tra la Michilìna laida assà e l’atleta dell’inganno…Oddio, Gesù, ohio, così, sì, ancoraancoraancoraancoraancoraancora … un piacere sessuale che spingerà i due amanti alla fuga … e i misteri s’infittiscono … Si scopre, intanto, che il Principe era già sposato in patria sin dall’età dei quindici anni con la tredicenne figlia del potente Ras Makonnen, che … che … che … Un romanzo, insomma, che tiene il fiato sospeso fino alla fine ed è specchio rinfrangente che riesce a far luce sui nodi problematici di un’epoca e sulle incognite a essa correlate. Esse rappresentano momento di grande formazione perché, contrastivamente, stimolano la propria vivacità percettiva e il desiderio di abbattere i muri di acciaio tra i propri simili.