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"Pura vita" di Andrea De Carlo - invito alla lettu
Una copertina naif, disegni infantili di frutta, dolci, alimenti e bevande su fondo azzurro. Rispecchia lo stile in alcuni punti apparentemente puerile di De Carlo. E riproduce, per certi versi, i tratti psicologici e dialogici del protagonista: Giovanni, storiografo un po’ fuori dagli schemi, come molti degli eroi che l’autore ha creato nei suoi romanzi.
E’ la storia di un viaggio vacanza verso la Camargue, che Giovanni affronta con una giovane compagna, la cui identità viene svelata a romanzo inoltrato. Il viaggio, incredibile a dirsi, non è occasione per descrivere gli affascinanti luoghi che costituiscono la meta dell’assortito binomio. I riferimenti geografici sono appena accennati: i paesi e le loro mura, canneti e stagni, un paesaggio avvolto nella nebbia, una campagna acquitrinosa percorsa a cavallo ... Perché l’interesse principale è la conversazione tra i due viaggiatori, che discutono di tutto, in un confronto generazionale ove a volte l’adulto è un bambino e l’adolescente la vera adulta.
I colloqui si articolano su molte questioni essenziali: qualità e difetti, impulsi ecologici e struggente desiderio di una vita più autentica, uomini e donne, meccanismi di sopravvivenza e selezione naturale, atteggiamenti e sostanza degli individui (oggi sono “ottanta per cento di sostanza e venti per cento di atteggiamenti”), noia e traguardi come motori dell’agire umano. Argomenti sempre interessanti, sviluppati senza cliché e con l’originalità di De Carlo. Pura vita, come recita il titolo.
Nel viaggio si insinua, relegata a telefonate e mail, la probabile inquieta eutanasia di un rapporto amoroso. Quello tra Giovanni – “l’agguantatore fulmineo di momenti”, che mal sopporta tutte le fini: dei rapporti, dei libri, dei viaggi - e la sua donna. Una sorta di “nec tecum nec sine te vivere possum”, tra due poli: quello evanescente di Giovanni, (sospeso “nell’eccitazione fibrillante del momento. Senza mai un progetto o almeno un’intenzione di costruire qualcosa di continuativo …”) e quello più concreto della sua donna (M.).
Nel frattempo prosegue il confronto con la giovane compagna di viaggio. Ma poi viene il tempo di tornare e un litigio scoppia con la stessa forza della pioggia che si abbatte sul “quasi fuoristrada”. L’alterco è causa di un’appendice imprevista di avventura e di altre sorprese: atmosferiche, vitali e relazionali.
Mi piace concludere difendendo gli slanci di Giovanni e aderendo idealmente alla sua filosofia. Facendo mia una sua frase:
“Non puoi volere una zebra e non accettare le sue strisce!”
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