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I pesci non chiudono gli occhi
Parafrasando Salinger dico che vorrei avere la possibilità di telefonare ad Erri De Luca ogni volta che voglio, che ne ho bisogno, incontrarlo e farmi raccontare qualsiasi cosa, una storia qualunque, o qualcosa come Il peso della farfalla, o un pezzo della sua vita, come è questa storia qui, davanti un caminetto acceso o in spiaggia la sera, oppure in montagna, davanti ad uno sperduto panorama. Le sue parole cullano, si prendono cura di te, formano frasi, pensieri, che planando piano nell'anima, regalano emozioni. Questo è quello che rimane, che viene fuori con forza alla fine del libro.
Erri De Luca ricorda la sua vita di cinquanta anni fa, di un bambino di dieci anni, in un'estate in vacanza, al mare. Ricorda e narra i suoi ricordi in prima persona, da bambino con un lessico semplice ma efficace. Un ragazzino che subisce il primo grande sopruso e che teorizza la prima idea di giustizia. Il rapporto con i genitori, il padre emigrato negli Stati Uniti alla ricerca di una vita migliore, la madre con il grande dilemma se seguirlo o restare ancorata ai suoi posti e lui che si prende la prima grande responsabilità di dare un consiglio alla madre. Un bambino che sente di essere più grande del corpo che ha, maturo dentro più del suo contenitore, un ragazzino che scopre l'amore per la prima volta nella vita, la sua enorme forza e la capacità che ha di segnare indelebilmente un tempo e renderlo eterno.
“A un bivio ci separammo, sciogliendoci le mani senza la necessità di un saluto. Eva e lo sposo suo, usciti dal giardino, avevano già avuto tutto il bene del mondo. La vita aggiunta dopo, lontano da quel posto, è stata una divagazione.”
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Commenti
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Stefano: sembri davvero un professionista!!!!
sei davvero molto bravo, attento, preciso !!!
Grazie Giovanna. Professionista! :-))))
Purtroppo non riesco ad abbandonarmi alle storie.
Speriamo che questo momento passi...
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