Dettagli Recensione
Tra montagne e Parigi...
È uno strano Perissinotto questo, per chi come me conosceva il suo lato da giallista e per chi non lo ha mai neanche letto.
A partire dal tipo di narrazione che l’autore utilizza.
Giacomo Musso, maestro elementare, ci racconta, anzi si racconta, in un memoriale difensivo scritto dal braccio 6 di un carcere di massima sicurezza.
Sua moglie è morta e lui è in galera, così il suo avvocato gli chiede di scrivere una memoria difensiva che diventa la storia della sua vita con Shirin.
Shirin è sua moglie, iraniana di origine ma francese in tutto e per tutto, che diventa la vera protagonista di tutto il romanzo.
C’è l’amore, la difficoltà nel lavoro dei giovani italiani che li costringe ad andare all’estero, la multiculturalità di Parigi, il passato della Persia, gli estremisti di casa nostra che non sono solo gli islamici, la vita di un paesino di montagna e altro ancora nel racconto di chi sembra colpevole ma forse non lo è.
Molto intenso e “di pancia” prende il lettore fin dall’inizio e non lo molla fino alla fine inaspettata e forse crudele.
Introduce nella mente e nel cuore dei pensieri e delle emozioni che cerchiamo sempre di evitare. Forse per non soffrire troppo o forse per non pensare al futuro che lasceremo ai nostri figli.
È quindi la storia di un amore multietnico che stigmatizza la “tradizione” quando questa diventa solo banalità e paura dell’altro, anche se giunge talvolta a conclusioni che non condivido, come l’ateismo come forma di immunizzazione alla follia umana.