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Il nome della rosa
La principale difficoltà che trovo nel recensire un libro di Eco la paura di non riuscire a descrivere appieno ciò che penso del libro, forse per mia incompetenza o forse perché i suoi libri sono infinitamente libri. Aprendo il romanzo ho visto quei caratteri minuscoli, ma ho comunque deciso di leggerlo. Da quel giorno non ho potuto far altro che ammirare Eco. Il nome della rosa è uno dei primi romanzi che ho letto e mi ha fatto innamorare alla lettura. Il libro è ricchissimo, colmo di espressioni in latino che si adattano magnificamente al contesto. I due protagonisti dovranno risolvere una serie di omicidi apparentemente inesplicabili che avvengono all'interno di un monastero. Mentre tutti pensano che sia opera del diavolo, la mente analitica (simile a quella di Sherlock Holmes) di Guglielmo da Baskerville indaga sulla vita nel monastero. Tra trasgressioni dei voti religiosi, elementi taciuti, e uno smisurato amore per la cultura, inizia una caccia al misterioso assassino che per uccidere utilizza un misterioso strumento. Non è il solito Thriller, nemmeno un giallo e neanche un mero libro esoterico; il nome della rosa è un genere a parte, che spazia in molti campi della letteratura. Il libro porta il marchio di fabbrica di Eco: l'ironia e l'erudizione. Ammetto che le prime 80 pagine sono pesanti poiché l'autore si diletta nello sfoggiare le sue grandi conoscenze nel campo medievale, ma più in generale la sua cultura. D'altronde non si può biasimare una persona per il fatto che sfoggia ciò che sa. Superata questa prima parte il libro coinvolge, impedisce il distacco critico a conduce all'individuazione dell'assassino (difficilmente individuabile). Nell'abbazia si cela infatti un oggetto unico, per il quale si è disposti perfino ad uccidere. Nel libro di Eco non manca nulla: mai banale né scontato, erudito, ma coinvolgente. Un eccezionale investigatore e il suo volubile aiutante, un'ambientazione realistica e splendidamente descritta. Sullo sfondo delle persecuzioni da parte della Chiesa contro gli "infedeli" e della degradazione spirituale della religiosità, Eco mette in scena (a mio parere) un vero e proprio capolavoro. Leggetelo, centellinatelo, una volta finito vi mancherà profondamente e sentirete il bisogno di rileggerlo per cogliere ogni dettaglio. Se volete un consiglio, durante la lettura, tenete a portata di mano un dizionario (meglio due, uno di latino e l'altro di italiano) per l'enorme ricchezza lessicale del romanzo. Di ambientazione gotica, quasi noir, il nome della rosa vi coinvolgerà in una spirale di degradazione, occulti misteri e abuso di poteri religiosi. Rimarrete stupiti del movente e soprattutto, dell'assassino. Chi di voi non vorrebbe essere in quella biblioteca o nel FINIS.....? Consigliatissimo. (Leggetelo perché come in ogni recensione di Eco, ciò che viene detto è riduttivo)
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