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La vedova scalza
Libro difficile da valutare.
Partiamo dalle lodi: lo stile è originale, escludendo qualche occasionale uscita dalle righe, ha momenti di grande felicità, e riesce ad essere poetico ma con spietatezza, come piace a me. Essendo sarda ho potuto apprezzarlo a pieno, anche nelle sfumature dialettali spesso presenti, ma penso che risulti più o meno comprensibile anche a chi il sardo non lo conosce. L'autore ha fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda la lingua, e ha reso magistralmente quella che è la "sintassi tipica sarda".
La trama è avvincente, drammatica, le riflessioni piene di rabbia e fierezza della protagonista si alternano a momenti di azione concitata, senza avarizia di dettagli anche nei particolari più brutali delle vendette barbaricine.
Ma la tirata d'orecchie è inevitabile: non se ne può più di questo cliché della Sardegna vista come una terra aspra e selvaggia, culla delle più ancestrali tradizioni. Su questo si è scritto troppo. C'è chi l'ha fatto a mio parere in modo mediocre e convenzionale, come la Deledda (nonostante sia stata lei ad aprire questo sovraffollato filone non ho alcuna stima delle sue opere, considero il suo un premio Nobel assolutamente immeritato), e chi è stato un po' più sottile e valido, come Satta con "Il giorno del giudizio". Indipendentemente dai risultati è la tematica che ormai è usurata. Si pensa che sia questo che il consumatore vuole dalla letteratura sarda (parlo di consumatore, appunto, neanche di lettore), e quindi si offre il solito prodotto: banditi, monti, faide e natura selvaggia. Questo è un volto della Sardegna ormai falso, esaurito, soltanto qualcosa purtroppo continua a sopravvivere nella mentalità di pochi, in paesi chiusi in se stessi che usano la tradizione come scudo contro lo sviluppo e contro qualsiasi forma di apertura. E allora smettiamola di alimentare questi miti così negativi, così sorpassati, buoni soltanto per attirare un po' di attenzione morbosa dei turisti.
Se volete sapere com'è sul serio la Sardegna, leggete Soriga, leggete Sardinia Blues...Troverete meno folklore, ma uno sguardo un po' più acuto e sincero.
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Io amo molto Grazia Deledda sai? Ma in effetti non per la descrizione che fa della sua (e tua) terra, ma per la bellezza dei ritratti femminili che fa e per la delicatezza un pò retrò (beh certo anche lei è bella datata!) con cui descrive i sentimenti.