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L'egoista
Carlo, protagonista del Petrolio di Pasolini, è una deragliata personificazione dell'Italia degli anni '70. L'autore esplora la sessualità di Carlo: è un'indagine estrema e lasciva, al punto che la libidine sfugge al controllo e si tramuta in perversione, inarrestabile e insostenibile dallo stesso protagonista che, trascinato da questa componente sessuale irrefrenabile, perde il controllo del proprio sesso, e si tramuta in donna. È una sessualità irregolare, quella trattata in Petrolio, che diventa componente indipendente e incontrollabile della società umana, non più parte integrante dell'essere umano, ma scisso e trasfigurato da esso; è un sesso violento e prepotente, che umilia e opprime l'uomo fino alla sua completa sudditanza.
Detto questo, la trasposizione cinematografica di Pasolini del Decameron è un capolavoro: più che fedele all'opera boccacciana, è l'opera stessa, rigoroso nelle trame delle novelle, agli intenti, al milieu storico medievale; l'aspetto e i modi degli attori stessi sono specchio del quattordicesimo secolo comunale. Quindi, io stimo Pasolini, come regista e, perché no, come polemista. Mi chiedo allora perché non riesca a sopportare la sua penna, le sue frasi prolisse e noiose, i suoi intenti indecifrabili; non credo che sarei una lettrice onesta se mi mascherassi dietro il movimento très chic dei filopasoliniani, per nascondere la mia incomprensione, ma ribadisco la mia opinione, che è di lettrice e non di studiosa (ma il lettore ha sempre ragione, a modo suo), che reputa Pasolini uno scrittore egoista, grasso e compiaciuto nel suo universo strettissimo, in cui non c'è posto per il lettore.
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Commenti
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Per grasso intendo colui che si sazia da solo delle golosità senza lasciare nulla agli altri; applica questa immagine alla letteratura :)
Per quanto riguarda l'analisi storica del personaggio di Pasolini qualsiasi affermazione mi farebbe sfociare in campi che non conosco, quindi a sparare stronzate. Però mi rendo conto che le stesse vicende storiche e intellettuali del tempo le hanno vissute altri scrittori, in tutta Europa, e hanno reagito in modo molto diverso nel rapporto con il lettore, non confinandolo, come fa Pasolini (ma come secondo me fa anche Sartre, un altro autore molto gettonato qui dentro) a semplice spettatore di se stesso, ma a protagonista e diretto destinatario dell'opera. Scrittori, insomma, che scrivono per chi legge, per gli altri, autori generosi. Ma per questo sicuramente conta molto la personalità di ciascuno.
Condivido il rimproverare a Pasolini una scrittura non volta verso chi legge. Non generosa, come scrive Rosalie.
Non credo perchè rivolta ad un'elite intellettuale.
Piuttosto perchè è la scrittura di una persona che, estremamente disillusa e delusa, non si rivolge più a nessuno.
"[...] il preambolo di un testamento, la testimonianza di quel poco di sapere che uno ha accumulato, ed è completamente diverso da quello che egli si immaginava!"
Trovo interessante guardare su Youtube una delle ultime interviste con Enzo Biagi.
p.s. leggo con estrema fatica, ma altrettanto interesse "Petrolio" in questi giorni.
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Fantastica, sul serio.
Mi è piaciuto, oltre al termine "polemista" ahaha :), ma anche la parte in cui parli di Pasolini come uno scrittore egoista, grasso e compiaciuto nel suo universo strettissimo...
Scrittore grasso???