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Petrolio
 
Petrolio 2011-07-28 20:07:34 Rosaliaa
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Rosaliaa Opinione inserita da Rosaliaa    28 Luglio, 2011
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L'egoista

Carlo, protagonista del Petrolio di Pasolini, è una deragliata personificazione dell'Italia degli anni '70. L'autore esplora la sessualità di Carlo: è un'indagine estrema e lasciva, al punto che la libidine sfugge al controllo e si tramuta in perversione, inarrestabile e insostenibile dallo stesso protagonista che, trascinato da questa componente sessuale irrefrenabile, perde il controllo del proprio sesso, e si tramuta in donna. È una sessualità irregolare, quella trattata in Petrolio, che diventa componente indipendente e incontrollabile della società umana, non più parte integrante dell'essere umano, ma scisso e trasfigurato da esso; è un sesso violento e prepotente, che umilia e opprime l'uomo fino alla sua completa sudditanza.

Detto questo, la trasposizione cinematografica di Pasolini del Decameron è un capolavoro: più che fedele all'opera boccacciana, è l'opera stessa, rigoroso nelle trame delle novelle, agli intenti, al milieu storico medievale; l'aspetto e i modi degli attori stessi sono specchio del quattordicesimo secolo comunale. Quindi, io stimo Pasolini, come regista e, perché no, come polemista. Mi chiedo allora perché non riesca a sopportare la sua penna, le sue frasi prolisse e noiose, i suoi intenti indecifrabili; non credo che sarei una lettrice onesta se mi mascherassi dietro il movimento très chic dei filopasoliniani, per nascondere la mia incomprensione, ma ribadisco la mia opinione, che è di lettrice e non di studiosa (ma il lettore ha sempre ragione, a modo suo), che reputa Pasolini uno scrittore egoista, grasso e compiaciuto nel suo universo strettissimo, in cui non c'è posto per il lettore.

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Commenti

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...come non leggere le tue recensioni, Rosalie! :))

Fantastica, sul serio.

Mi è piaciuto, oltre al termine "polemista" ahaha :), ma anche la parte in cui parli di Pasolini come uno scrittore egoista, grasso e compiaciuto nel suo universo strettissimo...
Scrittore grasso???
Non conosco il Pasolini scrittore ma la forza della tua rece, parardossalmente, mi invoglia ad affrontarlo (grazie!!). Azzardo alla cieca un possibile razionale alla tua analisi: forse P è più che mai figlio del suo tempo e del suo essere tormentato, un tempo intriso di intellettualismi spesso retorici e lontani dalla realtà che volevano spiegare, una personalità complessa ed oscillante tra sensi di colpa e desiderio di esibizione come fosse un ego ipertrofico. Forse oggi abbiamo superato queste barriere e ci risultano poco comprensibili certe involuzioni.. insomma sono prospio curioso di scoprirlo con la mia testolina come tu hai fatto con la tua !!
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29 Luglio, 2011
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ahahah, grazie darkala.
Per grasso intendo colui che si sazia da solo delle golosità senza lasciare nulla agli altri; applica questa immagine alla letteratura :)

Per quanto riguarda l'analisi storica del personaggio di Pasolini qualsiasi affermazione mi farebbe sfociare in campi che non conosco, quindi a sparare stronzate. Però mi rendo conto che le stesse vicende storiche e intellettuali del tempo le hanno vissute altri scrittori, in tutta Europa, e hanno reagito in modo molto diverso nel rapporto con il lettore, non confinandolo, come fa Pasolini (ma come secondo me fa anche Sartre, un altro autore molto gettonato qui dentro) a semplice spettatore di se stesso, ma a protagonista e diretto destinatario dell'opera. Scrittori, insomma, che scrivono per chi legge, per gli altri, autori generosi. Ma per questo sicuramente conta molto la personalità di ciascuno.
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dreamer
29 Luglio, 2011
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Chiaro, ma in Italia il tabù di una a volte troppo invasiva cultura di ispirazione cattolica ci ha secondo me penalizzato...magari se fosse nato solo in Francia sarebbe stato meno grasso e più rivolto al suo pubblico...in ogni caso è interessante questo tema: scrivere per il pubblico o per se stessi ? qualè il giusto equlibrio? .. tanto per non abbandonarsi ad intellettualismi lontani dalla realtà ..
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29 Luglio, 2011
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Non sono d'accordo con chi attribuisce una penalizzazione della cultura italiana alla sola Chiesa cattolica, che è per me un solo pretesto per semplificare tutto un modo di essere dell'italiano medio; modo che, ne sono sempre più certa, pur diverso nelle minime varianti, si ripete sempre allo stesso modo in tutta l'Europa occidentale. Credo che, invece, sia una scelta interiore dell'autore, dovuta alla propria personalità; ci sono infatti diversissimi casi di gente che la pensava allo stesso modo ma che agiva in modi completamente diversi: mi viene sempre da parlare (anche se tu sei favorevole a separare gli ambiti delle diverse nazione) di Sartre, logotico, statico, spesso incomprensibile (egoista), e Simone de Beauvoir, vivace, sistematica, onesta (generosa). Poi sia chiaro, è una roba che mi sono ficcata in testa io :D
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30 Gennaio, 2012
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Ho letto con estremo interesse i vostri commenti, le vostre osservazioni.
Condivido il rimproverare a Pasolini una scrittura non volta verso chi legge. Non generosa, come scrive Rosalie.
Non credo perchè rivolta ad un'elite intellettuale.
Piuttosto perchè è la scrittura di una persona che, estremamente disillusa e delusa, non si rivolge più a nessuno.

"[...] il preambolo di un testamento, la testimonianza di quel poco di sapere che uno ha accumulato, ed è completamente diverso da quello che egli si immaginava!"


Trovo interessante guardare su Youtube una delle ultime interviste con Enzo Biagi.
p.s. leggo con estrema fatica, ma altrettanto interesse "Petrolio" in questi giorni.
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02 Febbraio, 2012
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Molto molto interessante, grazie.
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