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Emmaus
Commentare un libro di Alessandro Baricco è sempre un rischio. E il rischio è che una certa obiettività finisca con l’inquinarsi di una certa partigianeria (a favore o contro lo scrittore), visto che per Baricco si parla, in genere, di amore o di odio.
Fatta questa premessa veniamo al libro. Emmaus.
Difficile dimenticare Castelli di Rabbia, Oceano Mare, Seta, City, ecc., ma per Emmaus è necessario farlo. Vuoi anche per non essere condizionati dagli eccessi lirici e stilistici (senz’altro pregevoli) che caratterizzano gli altri suoi romanzi. In Emmaus non ci sono locande sull’oceano, non ci sono bizzarri costruttori di improbabili ferrovie, o personaggi posizionati più sull’immaginario che sul reale (escludendo Seta, forse).
In Emmaus l’autore, forse, per la prima volta si cala nel reale, studia l’accadere o l’accaduto, che nel libro prende la forma della vita di quattro ragazzi, in bilico negli anni Settanta tra un’educazione religiosa e “la vita” al di fuori di questa. Per quanto ambientato a Torino, molti ragazzi di qualsiasi altra città italiana potrebbero dire di aver, se non vissuto la storia raccontata in Emmaus, quantomeno respirato la stessa aria, o avvertito odori che cambiano col tempo.
Nel romanzo i personaggi, la cui vita sembra azionata da una forza centripeta che li tiene ben ancorati all’interno di un rigido mondo fatto di abitudini cattoliche, scoprono altre forze, centrifughe questa volta, che li allontanano a loro insaputa da quelle che consideravano certezze. E la cosa accade in quell’età in cui i più fragili cedono, i più deboli hanno la peggio. E il romanzo si sofferma sui più fragili e sui più deboli. Paradigma e dramma del loro cambiamento è la scoperta del sesso e di Andre. Della sua bellezza.
Spesso Baricco è stato tacciato di essere, in fondo, uno scrittore superficiale. Abilissima penna, ma, a parte qualche tema vago, gli è stato appuntato che i suoi romanzi non erano nulla più che un esercizio estetico.
La recensione è su Emmaus e non su Baricco. E ancor meno sugli altri suoi libri.
Dico, allora, che Emmaus è un romanzo, a differenza degli altri romanzi di Baricco, molto ancorato alla realtà. Ma fosse stato un altro scrittore la cosa si fermerebbe qui. Invece no. Per Baricco il limite è sempre un altro. Ed ecco, allora, che lui spinge i personaggi fino al limite, collocando le loro vite fin dove l’immaginazione del reale consente l’accettazione della realtà. Di questo concetto nel romanzo la figura simbolo è Andre. Nome senza accento né vocale “a” come finale. Perché è una ragazza, ma col nome maschile, Andrea. Insomma, Baricco non rinuncia mai a spiazzare il lettore. Il tentativo di spiazzarlo lo porta all’estremo quando poi deve rivelare il modo in cui è stata concepita la stessa Andre.
Ma Baricco ama i finali, curati sempre in maniera maniacale. E riserva al lettore un finale che lo spiazzerà ulteriormente, ribaltando i paletti che nel corso della lettura si puntellano per procedere nella narrazione, arrivando a raffigurare un mondo capovolto, dove male e bene acquistano posizioni invertite.
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Commenti
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Ciao,
Amalia
Bravo!
Sebbene non ami Baricco - eccezion fatta per "Oceano mare" - mi hai invogliato a prendere in mano questo libro. Ti farò sapere" =)
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