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I lupi
Finito oggi, libro davvero bellissimo!
Sorprendente è la naturalezza della vita in un mondo criminale, così lontano dalla mia realtà. Fra criminali "Santi", nonni, mamme, poliziotti cui non si rivolge la parola a segno del massimo disprezzo, pistole e coltelli, un'umanità che non si può neanche ammazzare tanto è in basso nella scala gerarchica, risse e sparatorie scorre l'esistenza "normale" di un giovane criminale.
Un estremo senso del rispetto e della giustizia sovrintende ad una complessa struttura di regole, rituali e usanze (che mi ricordano le regole vittoriane di comportamento) - tutto questo in un mondo che per definizione immaginiamo fuori da ogni regola. Al contrario, lì il rispetto delle regole è assoluto e violare un'usanza può portare a conseguenze estreme.
E mi torna in mente… credo fosse Konrad Lorenz, che descriveva come nella società dei lupi i combattimenti fossero (guarda caso) fortemente ritualizzati. E il lupo vincitore, pur con la bava alla bocca, schiumante di rabbia, non avrebbe mai e poi mai ucciso il lupo perdente, una volta riconosciuta la sconfitta. Cosa glielo impediva? Una regola santa scritta nel sangue, una regola tanto simile a quelle raccontate da Nicolai Lilin.
Il perché di questa regola è facile: affinché una società di individui forti e pericolosi, per cui uccidere è facile, possa sopravvivere, è necessario che ci siano queste leggi inviolabili che impediscono l'autodistruzione della società stessa. Ecco perché la struttura raccontata da Lilin funziona, ecco perché, nonostante l'enorme distanza dalla mia quotidianità, posso leggere, capire e apprezzare le leggi e la vita dei criminali siberiani.