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La bimba che non osava ribellarsi
Si puo’ nascere bambini buoni e ubbidienti, remissivi e timidi, ed avere una storia da raccontare da cui possa nascere un romanzo se non avvincente almeno tenero, interiore e intimamente coinvolgente?
La risposta e’ si, per fortuna. Dunque basta bambini pestiferi, basta personalita’ forti e spiccate, spazio alla normale timidezza e alla ordinarieta’, all’ubbidienza, con cui la piccola Anna affronta le insidie e le incongruita’ che la vita in famiglia le pone innanzi. E’ emblematica e tenerissima la scena della prima confessione - preludio della comunione che le verra’ impartita entro poco - in cui la bimba, incerta e imbarazzata prima di essere ascoltata dal vescovo a proposito delle proprie colpe, esordisce con un tenero e forzato “ogni tanto disubbidisco ai miei genitori” concordato a tavolino con i propri compagni di sventura….pur sapendo - lei a differenza degli altri - che invece se c’e’ un peccato che non le si puo’ attribuire e’ proprio questo appena ammesso.
Anna vive malinconica e triste in una famiglia di buona gente, timorata di Dio e per questo sempre incline alla penitenza, al calvario, all’espiazione. Anna - ragazzina intelligente e amante della solitudine, della lettura dei classici e del teatro – soffre silenziosa e infelice le incongrue scelte della madre, che, in buona fede, la sottopone a estenuanti visite caritatevoli a lontani parenti, remoti conoscenti o amici di costoro presso lo spettrale ospedale cittadino, le ricama vestitini lasciati a meta’ per risparmiare sul filo creandole imbarazzo con i compagni di scuola, la sottopone a feste di compleanno di massa ammucchiate con quelle degli altri fratelli per sacrosante esigenze di risparmio.
La bimba patisce molto queste imbarazzanti situazioni; potrebbe anche ribellarsi, come tanti altri coetanei, a questa esistenza di coercizioni, ma preferisce sopportare in silenzio, anche a costo di consumare lacrime amare di tristezza e solitudine. Per fortuna il terrazzino del titolo le accorre in soccorso per ospitarla in un monto tutto interiore dove le buone letture la isolano in un limbo benevolo e assolutorio.
Un bell’esordio per Anna Marchesini, grande personaggio televisivo degli anni ’80 e ’90, che non rinuncia a regalarci qua e la’ qualche scenetta spumeggiante degna dei migliori numeri del mitico Trio. Tutto il resto e’ una tenera descrizione interiore di una nascente personalita’ castrata dall’ubbidienza e dalla regola in nome di una educazione che spesso sfocia in irresponsabile illogico fanatismo.