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La solitudine dei numeri uno
Lo confesso, pur avendolo letto, non avevo mai avuto alcuna voglia di esprimere una opinione.
Poi il crescente numero di lapidari giudizi negativi (cito a caso: inutile, orrendo, non ci credo, assurdo!), mi ha fatto ricordare “Volevo i Pantaloni”, una meteora letteraria degli anni 80 che si è persa nello spazio più profondo, dopo un prestigioso premio vinto, un grande successo di vendite, e un altrettanto film (c’era Virna Lisi se non ricordo male).
Andiamo adesso però dritti al punto: a me questo libro non è dispiaciuto (si legge: mi è piaciuto), per tre buoni motivi.
1) Si legge tutto di un fiato - Diciamoci la verità, l’inizio è intrigante, e poi i protagonisti ti prendono subito e poi la storia, anche se con qualche salto temporale di troppo, è coinvolgente, e poi si capisce che lo scrittore ci ha messo l’anima, e poi la metafora dei numeri primi è quasi geniale, e poi …
2) Alice e Mattia saranno forse un po’ … sfortunati, ma appaiono credibili - In Mattia riconosco, nella sua evoluzione, un desiderio per quanto sofferto di lasciare indietro le sue radici, che non gli hanno mai permesso veramente di iniziare a crescere. Diverso è il discorso per Alice, che, anche se ancora molto giovane, dovrà fare un primo bilancio, non proprio positivo, della sua vita
3) E’ un libro che fa discutere – Nel senso che, se ne parli, trovi sempre qualcuno che lo ha letto e che è pronto a dire la sua, e oggigiorno riuscire a parlare di libri in contesti sociali (in pizzeria, in salotto con gli amici, con la tua fidanzata) non è poi così male
E poi, ne sono certo, Paolo Giordano non sparirà come Lara Cardella, la scrittrice di Volevo i Pantaloni
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Commenti
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a mio avviso...bravo!
:)))
@piero: l'hai letto? Non lo sapevo!! ;)
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