Dettagli Recensione
Si nasc' 'a Natele, si si maschio si mannar' e si
Destinatario:
Conte Aurelio Tancredi del Sorbo,
Contrada Toppola.
Mittente: Anas
Saverio, il postino di questa contrada di un piccolo paese in Irpinia, si gira e si rigira questa lettera fra le mani e il sangue gli si gela ogni volta che pensa che dovrà portare la lettera al Conte, che dovrà bussare al portone di quel palazzo maledetto, attraversare quella proprietà maledetta...
La Ianara della Giaquinto è un romanzo sui pregiudizi e sulle miserie umane.
E' la storia di una ragazza Adelina , sguattera povera ed ignorante, cresciuta con una mamma ed una zia che per campare facevano "le ianare", grazie a decotti velenosi e pratiche mediche discutibilissime aiutavano nobili e meno nobili, soprattutto disgraziate ad abortire.
La vita da "strega" di Adelina sembra cambiare il giorno che , per caso e per pietà, viene presa a servizio del Conte Tancredi del Sorbo, notabile del luogo, uomo affascinante e ricchissimo, sposato con una nobildonna napoletana uscita di senno dopo la morte del loro unico figlio.
Adelina , grazie all'aiuto di Rosa la governante del Conte, impara in fretta a cucinare, rassettare, cucire, con l'andare del tempo la "zingarella sporca che si aggirava spaurita fra i campi" diventa una donna e le donne sognano anche l'impossibile quando si tratta di uomini: sposare il Conte.
I sogni però svaniscono all'alba, per Adelina svaniscono nel modo più crudele e sconvolgente, quando una notte scopre che il Conte si è fatto irretire da un'altra ragazzina girovaga Lisetta, una lolita che ha conquistato il Conte e l'ha trascinato nei meandri oscuri del vizio...a questo punto l'odio profondo quale può essere quello di una donna per la sua rivale si accende nel cuore di Adelina e le conseguenze saranno inconfessabili.
La narrazione scorrevole arricchita da frasi dialettali e rimandi a costumi antichi, l'uso attento del flashback e un po di suspance rendono il testo godibilissimo.