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L'Italia contadina che non c'è più
Mi sono avvicinata a questo libro forse un po’ tardi, dopo aver visto Pennacchi intervistato da Piroso a “Niente di personale” ed averlo trovato semplicemente grandioso.
Nonostante il ritardo, le aspettative che vi avevo riversato non sono state tradite.
Pennacchi racconta la storia dei suoi bisnonni e nonni, mezzadri veneti dalle incerte vicende politiche e di vita, costretti ad emigrare via dalla loro terra per scampare alla fame ed a padroni esosi. Si evdono regalare per il loro esser fascisti un bel podere nell’Agro Pontino. Luogo nuovo, terra promessa bonificata dal Fascio solo per loro devoti. Ma non è che sarà tutto oro quel che luccica in Italia. Come al solito.
L’occhio disincantato di Antonio Pennacchi disegna con mano esperta ed ironia distaccata personaggi e epoche che non ci sono più. E Pennacchi, insieme ad una pagina che si tende a sorvolare della storia itlaina, racconta l'attualità in parallelismi a volte buffi, ma più spesso azzeccati.
"Quelli che girano le salsicce alla festa della Lega oggi, eran gli stessi che le giravan prima alle feste dell'Unità. E prima ancora nelle case del Fascio" afferma parlando dei veneti, suoi cugini alla lontana.
"La fame in Italia non l'ha portata il fascismo, ce l'avevamo già!". E questo fa riflettere sulla volontàe lealtà politica del popolo italiano, sempre pronto a tirar dalla parte del vento.
Sono sincera, non ho potuto far a meno di innamorarmi un po’ di questo libro. Come non far correre il pensiero ai miei pomeriggi di bambina passati accanto alla stufa mentre mia nonna raccontava le avevnture della sua famiglia mezzadra?
Luoghi diversi, stessa vita. Stessi problemi, stesse lotte e stesso spirito contadino.
L'amore per le bestie, il rispetto per la terra e l'accanimento verso un mondo che è difficile da vivere in ogni singolo istante.
La rassegnazione che si fa forza di vivere.
Una forza che l’Italia dovrebbe avere il coraggio di far rispuntare dentro di sé.
Per ulteriori informazioni sul mio pensiero: http://phoebe.splinder.com/post/23640030/vieni-via-con-me-lettera-aperta-a-fabio-e-roberto#23640030