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Un romanzo introspettivo
Dopo il suo primo romanzo pubblicato nel 2005 (“Con le peggiori intenzioni”), un grande affresco sulle vicende di una famiglia ebraica, i Sonnino, ecco un nuovo romanzo di Alessandro Piperno (“Persecuzione”), che costituisce la prima parte di un dittico (“ Il fuoco amico dei ricordi”), il cui secondo volume dovrebbe uscire tra pochi mesi., E’ la storia tragica di un illustre medico, il professor Leo Pontecorvo, famoso oncologo pediatrico, che ha tutto dalla vita : eccellenza professionale, aspetto imponente e gradevole, carattere brillante, moglie e figli adorabili, ricchezza, notorietà. Nulla sembra mancargli. Ad un tratto però, ecco l’imprevisto : in seguito ad una serie banale di eventi imprevisti, favoriti anche dalla fanciullesca ingenuità del protagonista, il nostro luminare della medicina, tanto abile ed esperto nella sua professione quanto impreparato di fronte alle cattiverie del mondo, si vede incolpevolmente travolto da uno scandalo infamante, l’accusa di stupro nei confronti di una perfida dodicenne. Tutto crolla, il lavoro, la stima dei colleghi ospedalieri, i rapporti familiari, le amicizie. Il poveretto si macera nella solitudine, abbandonato da tutti, incapace di comunicare la verità e di affrontare il mondo esterno e la realtà dei fatti. Una tragica fine l’attenderà. Piperno scandaglia da par suo l’animo umano (anche qui la famiglia appartiene alla ricca borghesia ebraica della Roma dell’Olgiata), indagando minuziosamente sui risvolti psicologici del dramma ed introducendo nel corso della narrazione il ricordo nostalgico dei tempi felici, quando il famoso professor Pontecorvo dipanava serenamente la sua vita, ammirato, stimato ed amato, incapace di intuire che la sua ingenuità e la sua fiducia nel prossimo l’avrebbero condotto ad un tragico epilogo . Ottimo romanzo, scorrevole e coinvolgente la scrittura di Piperno . Il protagonista emerge a tutto tondo : la sua figura indimenticabile, permeata da una profonda umanità,, ci insegna forse che, di fronte alle ferite lancinanti della vita, il rinchiudersi in sé stessi abbandonandosi ai ricordi non sempre rappresenta una sconfitta, ma può significare una consapevole e superiore rinuncia a battersi inutilmente contro le meschinità di una vita che raramente premia i meritevoli.
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