Dettagli Recensione
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Accabadora di Michela Murgia
A Bonaria Urrai "non si e' mai aperto il ventre, e Dio sa se lo avrebbe voluto. Tuttavia anche lei aveva una sua parte da fare e l'ha fatta. E' stata l'ultima, l'ultima madre che alcuni hanno visto". Questo e' il fulcro del bel romanzo di Michela Murgia, ambientato prevalentemente nella Sardegna rurale dei primi decenni del '900, dove spesso, qui come altrove, le famiglie naturali in difficolta' cedevano a quelle piu' agiate e senza prole i figli non desiderati o che comunque non sarebbero riusciti a far crescere dignitosamente.
E' cosi' che Maria, intelligente bambina ultimogenita, orfana di padre, viene affidata alla misteriosa e cupa Bonaria Urrai, anziana donna rimasta sola dopo la morte del promesso sposo in guerra nel continente. La vita con la nuova madre tuttavia non e' cosi' dura come potrebbe accadere nelle favole e anzi Maria stringe presto un legame solidale e a suo modo affettuoso con la vecchia sarta, che rimane certamente una figura ambigua e indecifrabile, ma che garantisce alla giovane una vita senz'altro piu' agiata rispetto a quella presso la famiglia di origine, permettendole di proseguire anche gli studi verso i quali la giovane si dimostra molto portata.
Il romanzo procede con stile scarno, che lascia tuttavia spazio a notevoli e incisive descrizioni di luoghi, atteggiamenti e situazioni inerenti la vita della piccola Maria presso la riservata madre adottiva. E un velo di suspence accompagna il lettore nella progressiva consapevolezza di Maria sul vero ruolo della madre adottiva nella societa' locale, in quel microcosmo in cui ogni ruolo e' attribuito dalle circostanze ineluttabili della vita. E la lezione che Bonaria Urrai impartisce alla piccola: "Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo" si rivela quanto mai vera e anticipatrice dei futuri eventi.
Meritatissimo Premio Campiello 2010.