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Le acque gelide della Bretagna aprono il cuore
Una donna che ama le parole e l’acqua nello stesso modo viscerale: è Colette, scrittrice coraggiosa e anticonformista. Un soggiorno sulla costa magica della Bretagna, i colori sfavillanti, i profumi delle erbe, la magia di un piccolo consesso di amici intellettuali: cornice perfetta per la nascita di una passione oltre tutte le convenzioni.
“Ho trovato nel Salento un posto da cui guardare il mare e desiderare solo di nuotare e di scrivere.”
Così mi racconta Valentina Fortichiari, autrice di “Lezione di nuoto” edito da Guanda lo scorso anno, e a me fa venire in mente la Bretagna, luogo in cui è ambientato, appunto, questo libro: non certo per la somiglianza fisica dei luoghi (non potrebbe forse esserci lontananza più grande tra il freddo nord della Francia e la terra rovente del nostro sud Italia) quanto, piuttosto, per un amore, comune all’autrice e a Colette, che di questo racconto è protagonista indiscussa, quello per l’acqua. La Fortichiari, nuotatrice agonistica ai tempi, e Colette, esperta conoscitrice del potere liberatorio di questo elemento, che decide di invitare il figlio di primo letto di suo marito a trascorrere una vacanza con lei e con il suo gruppo di amici letterati proprio nella sua casa sulla costa bretone.
Il romanzo (è il 1920 e siamo nella villa di Rozven in Bretagna, lasciata a Colette dall'amica Missy) apre uno squarcio sull’inizio di quello che diventerà poi un lungo rapporto di passione e d’amore: Colette insegna a Bertrand a nuotare e, sciogliendo con sapiente maestria quel nodo di insicurezza e di timorosa reverenza che tiene avvinto il giovane cuore di lui, lo lega in un coinvolgimento che parte dal contatto dei corpi nell’acqua e arriva alla mente nell’innamoramento per la parola scritta.
In quella mitica vacanza, sotto il riverbero del sole e circonfusi dagli aromi della cucina di Colette, anche la compagnia di intellettuali e artisti contribuisce a disvelare sentimenti estremi, come quello della piccola figlia di Colette, sempre in cerca di attenzione da una mamma che sembra non avere abbastanza energie anche per lei, come quello della fedele segretaria e amica di Colette, consumata in un amore senza speranza, e infine come quello dell’autrice per lo spazio acquatico, concentrata, allo stesso modo, nel movimento fluido del nuotare e dello scrivere.
Non tragga in inganno la raffinatezza nell’uso della lingua: la Fortichiari ci mette a parte di passioni forti e vitali, senza riserve, seppure con grande eleganza. Il libro si legge d’un fiato, alla riscoperta di un personaggio oggi un po’ trascurato come è quello di Colette, il cui coraggio e la cui forza meritano invece la giusta considerazione, e ci chiama al diritto di amare e di volere tutto. Salvo poi pagarne le conseguenze.