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La spada di Damocle...
E'una storia particolare; si svolge in un periodo complesso e problematico, che è quello che precede l'olocausto e la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento.
Difatti il narratore, un ragazzo ebreo racconta la sua amicizia con Micol ed Alberto Finzi-Contini, che hanno affrontato la persecuzione razziale chiudendosi nella loro villa, giocando a tennis nel loro giardino e confortandosi in questo modo di essere estromessi dai circoli pubblici di Ferrara...
Il tono leggero e lo stile scorrevole dell'autore non trae però in inganno il lettore che ha l'impressione che tutti i protagonisti vivono costantemente con una spada di Damocle sulla loro testa e aspettandosi comunque il peggio e che il destino porti a termine le loro vite in modo tragico e scontato...
L'amicizia fra il protagonista e Micol, trasformandosi in amore verrà troncata dalla volontà di lei che non ne ricambia appieno l'affetto...e nel diradare lento del narratore....giunge ineluttabile la fine per i protagonisti di questa vicenda...
Devo dire che il ragazzo innamorato di Micol non mi ispira una grande simpatia, volendo egli insistere su un'attrazione che lei non ricambia, cade in disperazione e quante volte egli avrà pensato alle giornate trascorse nello splendore del giardino, quando osava fantasticare sulla bellezza di Micol e sulla possibilità di poter avere con lei una storia d'amore...
La chiacchierata con il padre riporterà il nostro eroe a un comportamento finalmente dignitoso ed onesto, in quanto smetterà di frenquentare la famiglia di lei, accetterà la realtà amara del suo rifiuto e inboccherà finalmente la sua strada...
Quindi una storia amara con un finale tragico...
Ci sono tuttavia alcune incongruenze che vorrei evidenziare:
il protagonista nell'epilogo di questo racconto ci mette al corrente di come finiscono Micol, la sua famiglia e il fratello...ma non ci dice però come si è salvato lui e il padre..
Sono dei sopravvisuti al lager? oppure sono fuggiti prima di essere catturati dai fascisti?
Il libro non lo dice e lascia al lettore questo mistero da risolvere...E non è vero che Mussolini era più buono di Hitler come il padre del narratore ha fantasticato, visto che anche lui ha perseguitato e fatto deportare migliaia di ebrei in nome di una gerarchia di potere e di un razzismo tendenzioso.
Consiglio questo libro con qualche riserva, visto le lacune che ho evidenziato ai lettori amanti del genere storico e per il valore comunque di un'opera che ha saputo discernere le contraddizioni del vissuto di questo sfortunato popolo alle soglie della tragedia dello Shoha.
Saluti.
Ginseng666
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Gineisa
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Che grande libro, che infinita tristezza ricordare.