Dettagli Recensione
Arguto e spassoso
Ho affrontato la lettura di questo romanzo con qualche diffidenza.
Il titolo stesso mi riportava -come periodo storico - al precedente "La presa di Macallè", che avevo trovato piuttosto greve, per vari versi...
Invece, man mano procedevo nella lettura mi sono resa conto di trovarmi di fronte a tutt'altra faccenda....
E' vero, il momento storico è lo stesso; ma finisce lì.
Innanzitutto il romanzo è tutto un carteggio- tranne rare eccezioni -tra autorità varie di Vigàta e Montelusa...Ministri, Prefetti, questori, Curia.... e la vicenda prende corpo lentamente, proprio con la lettura di queste missive.
E' una storia divertente, che trasuda ironia nei confronti di quel periodo, infarcito di adunanze, manganelli, atti di fede, razzismo...
La figura di questo misterioso principe, che non APPARE MAI! è esilarante, perchè si potrebbe definire con la classica frase: una ne fa e cento ne pensa...mentre intorno a lui tutti si affannano a escogitare trovate per trattarlo con mille riguardi, per non sfigurare , per accontentarlo...infine, e soprattutto, per fargli scrivere quella famosa lettera allo zio Negus! (che poi sarà di tono ben diverso dal voluto).
Mi è piaciuto molto anche lo stile diverso che usano gli stessi personaggi nel carteggio "pubblico" e " privato": da un linguaggio forbito, infarcito di frasi fatte ed, infine, umoristico, ad un altro, senza freni imposti dal ruolo, e piuttosto grossolano.
Ci sono poi le "chicche" alla Camilleri: qualche momento di vita quotidiana, spassoso, quando una coppia con figlia "racchia" vuole tentare di affibbiarla al Nipote del Negus...
E lì, mi sono fatta quattro sane risate.
Dice il padre di Michilina ( così si chiama la donzella)alla moglie :- Tu , a tò figlia, la vidi con l'occhi di matre, e va beni, ma Michilina laida assà è!
Havi le gamme torte, i baffi e pari 'na negra!
-E pirchì, iddru non è macari lui negro?
Una vera chicca.Buona lettura!