Dettagli Recensione
La piuma e l'acciaio
Parto da una mera costatazione estetica: adoro i libri rilegati nel modo in cui lo è Acciaio. La copertina di cartone, sì, ma il dorso ricoperto di stoffa alla vecchia maniera. Brava Rizzoli, tutti i libri (che costano uno sproposito) dovrebbero essere rilegati così. Esauriti i dettagli che fanno di me una feticista del libro, veniamo alle mie brevi considerazioni.
Esistono molti tipi di libri, tutti ugualmente degni di nota nel loro genere. Libri drammatici, dove i sentimenti vengono esplorati e scavati. Libri pulp con una violenza gratuita e parossistica. Libri di denuncia sociale, importanti e “fastidiosi”, che rimangono sotto la pelle. Libri leggeri e rosa, chick lit viene definita etichettando le donne come leggere, ideale in periodi tetri o sotto l’ombrellone.
Tutti generi meritevoli, sì.
Ma se provate a frullarli in un unico, prolisso libro verrà fuori un cocktail poco appetibile: Acciaio, appunto.
Non che la Avallone scriva male, il libro si fa leggere e scorre veloce, ma è talmente farcito di stereotipi da far venire la nausea e, in certi passi, talmente vicino al moccismo da far alzare il sopracciglio.
L’idea iniziale è buona, i casermoni di Via Stalingrado e l’acciaieria che si staglia su tutto sembravano un perfetto scenario. Invece le due protagoniste, Anna e Francesca, sono due figurine di cartapesta e l’ossessione della Avallone nel renderle belle bellissime ribadendo mille e mille volte ancora il concetto le rende odiose mascherine di una storia di burattini.
I personaggi sono tutti un po’ irreali: troppi dettagli, troppe sfumature assurde. Francesca ed Anna vengono raccontate senza spessore, come se l'essere belle le rendesse immuni dai sentimenti (e dire che, in linea teorica, avrebebro di che preoccuparsi). Un mondo di adolescenti visto da adolescenti? No, mi sembra visto dall'esterno, anzi da Lisa la ragazzina brutta e sfigata (in lei si riconosce forse l'autrice?) che le vede agitarsi come perfette bambole di pezza.
Di certo un’occasione sprecata.
Si poteva fare meglio.