Dettagli Recensione

 
Accabadora
 
Accabadora 2010-10-14 10:12:19 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    14 Ottobre, 2010
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Eutanasia alla sarda

Già dopo le prime pagine ho capito che questo è un romanzo da leggere prima con il cuore e poi con la testa, una narrazione stilisticamente eccellente che offre l’immagine di un mondo chiuso, isolano, in cui i gesti hanno una ripetitività ancestrale, in una specie di pellicola in bianco e nero che riporta agli albori del cinema e che è il quadro di un ambiente in una certa epoca.
La tradizione dell’affiliazione di fatto vede unite una bimba, Maria, a una signora che veste il lutto da quando l’amato non ha fatto ritorno dalla prima guerra mondiale, ed è un rapporto fatto di poche parole e di molti silenzi assai più significativi di qualsiasi linguaggio.
Ma Bonaria Urrai, così si chiama la signora, è anche un’accabadora, cioè una persona tanto ricercata quanto temuta che pietosamente pone fine alle sofferenze altrui, in una forma di eutanasia tipicamente del luogo.
Non nascondo che il libro mi ha entusiasmato e avvinto, con quel suo ritmo lento, ma non statico, almeno fino a pagina 119, perché dopo, una volta che Maria scopre quest’attività tenutale prima sempre celata, se ne va, lascia la casa dove ha vissuto gran parte della sua fanciullezza e fugge a Torino a fare la baby sitter.
Ora, se la reazione della giovane Maria è più che comprensibile, del tutto inutile è la narrazione di questo periodo con cui si cerca di cancellare la memoria del passato; sono pagine artificiose, che nulla aggiungono alla storia, e che anzi troncano quell’equilibrio così apprezzabile che mi aveva soggiogato. Da romanzo d’ispirazione classica si passa così a uno scritto quasi insipido, un cambiamento repentino che non giova al libro e che prelude all’ultima parte, con il ritorno di Maria al capezzale di Bonaria Urrai, costretta in un letto per un ictus.
E qualche cosa deve essere accaduto all’autore, perché cade ancora una volta l’omogeneità dello scritto, il ritmo diventa altalenante e si arriva a una conclusione che, fra le tutte possibili, è senz’altro la meno azzeccata.
C’è la volontà di dare a un mondo di naturale dolore un sviluppo positivo che stona con la logica dell’opera, almeno per quella presente nelle prime 119 pagine.
La fretta di chiudere, fra l’altro, svilisce il ritrovato affetto (e forse un giorno amore) fra Maria e Andrìa, quest’ultimo suo compagno d’infanzia.
Si perde, soprattutto, il concetto di come in una vita che si chiude con la morte l’unica cosa che conti è l’amore.
E’ un peccato, perché le intenzioni erano ottime, ma poi si sono perse per strada, e così può anche capitare che un premio (Il Campiello) tributi gli onori non tanto a un’opera coerente, ma solo alle sue intenzioni.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
103
Segnala questa recensione ad un moderatore

Commenti

3 risultati - visualizzati 1 - 3
Ordina 
Per inserire la tua opinione devi essere registrato.


18 Novembre, 2010
Segnala questo commento ad un moderatore
E' giusto essere precisi quando si scrive una recensione,
ma forse, consentimi la critica bonaria, hai esagerato con i
dettagli della trama, scrivendo addirittura il numero della pagina
in cui si compie un determinato evento...
Così si guasta il piacere della sorpresa a chi non l'ha mai letto.
A volte basta un pizzico di precisione 'chirurgica' in meno a rendere
una recensione più viva e convincente.
In risposta ad un precedente commento

12 Gennaio, 2011
Segnala questo commento ad un moderatore
E invece ho inserito volutamente il numero della pagina, perchè le successive sono talmente diverse, anche come stile, da far sorgere il dubbio che siano state scritte da altri, oppure dall'autore stesso, ma frutto di rimaneggiamenti, di cesure e di aggiunte ad opera di terzi. Il romanzo, prima bello e convincente, viene così sconvolto.
In risposta ad un precedente commento

04 Dicembre, 2011
Segnala questo commento ad un moderatore
Montagnoli ha ragione.
3 risultati - visualizzati 1 - 3

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.3 (3)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.1 (3)
La prova della mia innocenza
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Di bestia in bestia
I qui presenti
La vita a volte capita
Errore 404
La stagione bella
Dimmi di te
Fumana
Nina sull'argine
Liberata
Un millimetro di meraviglia
Nannina
La neve in fondo al mare
Chiudi gli occhi, Nina
Magnifico e tremendo stava l'amore
Dove la luce
Il nostro grande niente