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Uno scenario fra l'umano e il disumano
Non è Marquez questo è ovvio ma, almeno per ora, non ricordo altro scrittore italiano che abbia congegnato una saga su un intero paese così come ha fatto Mauro Corona. So che ho comprato questo libro dopo avere sfogliato una pagina a caso come faccio solitamente: non sapevo nulla dell'autore e la lettura mi ha convinto per l'uso delle parole e la costruzione delle frasi che avevo davanti. Nessun cedimento ai facili neologos letterari, nessuna ricerca fine a se stessa: semplice, diretto ma capace nell'utilizzare la nostra bistrattata lingua italiana.
Non ho ancora terminato il libro ma credo che Corona sia uno scrittore che merita rispetto per la tracimante vitalità che emana, per questo suo raccontare un mondo che sta a metà fra la sconfitta e la magia, anche nera, e, non ultimo, perché dalle parole emerge una persona frastagliata ed intera nello stesso tempo che fa del contatto con la realtà un trampolino per la fantasia più noir e veritiera che abbia incontrato negli ultimi trent'anni.
La brutalità della vita quando è dura come la roccia segna questo racconto, la ferocia diventa un elemento del vivere quotidiano: in questo verosimilmente risiede un nucleo di "verità storica" che si preferirebbe rimuovere ma che Corona ci "sbatte" sotto il naso proiettandoci in un contesto che appartiene più al '600 che al '900. In fondo Neve, a ben pensarci, è figlia di una strega e pure cattiva.....