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Sostiene Pereira
 
Sostiene Pereira 2010-09-25 07:52:47 Stefp
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Stefp Opinione inserita da Stefp    25 Settembre, 2010
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Sostiene Pereira

Siamo nell'affascinante, malinconica e fatalista Lisbona, nel 1934, sotto la dittatura fascista di Salazar. Pereira è un oscuro direttore della pagina culturale del quotidiano Lisboa. E' un anziano vedovo, visibilmente sovrappeso che vive di letteratura e nel ricordo della moglie scomparsa con la foto della quale colloquia come se fosse ancora in vita. Sembra non accorgersi della dittatura, del clima di violenza, repressione e terrore che si respira. Paradossalmente, per un giornalista, è il cameriere del locale dove va a consumare i suoi pasti a base di omelette che lo tiene informato sulle notizie che il regime non lascia trapelare. Il destino gli fa conoscere due giovani oppositori, clandestini, del regime che inizieranno ad aprirgli gli occhi. L'incontro su di un treno con una donna ebrea che pensa alla fuga dal Portogallo contribuirà a svegliare la sua coscienza assieme al dottor Cardoso al quale si rivolge per una dieta.
Pereira, dopo esser stato testimone di una vile aggressione fascista al suo giovane amico Francesco Monteiro Rossi, cambierà definitivamente, compirà un atto di grande coraggio denunciando il fatto sul suo giornale e abbandonerà la sua triste vita per passare, anche lui, all'opposizione clandestina, una vera e propria fuga per la libertà.
Il "Sostiene Pereira" che Tabucchi ripete in tutte le pagine del romanzo come se il racconto gli fosse stato tramandato proprio dal protagonista ci accompagna fino in fondo donando un taglio singolare al racconto. Tabucchi, contravvenendo al solito cliché nel quale è il vecchio saggio che riporta sulla buona strada il giovane impulsivo e inesperto, fa "redimere" il vecchio Pereira da un giovane, Francesco Monteiro Rossi, che gli apre gli occhi, gli fa ricordare tutte le belle cose della vita seppellite dalla dittatura, gli fa ritornare ad amare la vita, a viverla e non più a farsela scorrere addosso solo nel ricordo di quello che è stato. Gli fa ricordare che ribellarsi è bello e giusto. Il piccolo, ma grande e coraggioso atto di Pereira non cambierà la storia, la dittatura di Salazar avrà vita lunga, ma cambierà la sua vita e ci ricorda che non è mai troppo tardi e non si è mai abbastanza vecchi per non lottare, per non indignarsi, ribellarsi, per non vivere. Tabucchi descrive meravigliosamente una Lisbona malinconica, governata dal "fado", ci fa toccare con mano il bellissimo quartiere arabo; l'Alfamà, i caratteristici tram che si inerpicano per le ripide stradine, ci fa vedere i bellissimi e artistici Azulejos che ornano la città.
Uno dei romanzi più belli che abbia mai letto trasposto in un film altrettanto straordinario di Roberto Faenza con un grandissimo Marcello Mastroianni.

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Commenti

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Trovo che questa sia una magnifica recensione. Complimenti Stefano e grazie.
In risposta ad un precedente commento
Stefp
18 Gennaio, 2011
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Granatina, solo ora mi sono accorto del tuo commento, grazie a te, mi imbarazzi!
E' forse il libro che più mi è piaciuto in assoluito e probabilmente traspare dalle mie parole.
In risposta ad un precedente commento
Grana_tina
18 Gennaio, 2011
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:) purtroppo sono un pò pigra su certi libri ma la tua recensione mi ha decisamente spronata, a te il merito. ciao Stefano
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