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Stabat Mater, di Tiziano Scarpa
Confesso che ci ho messo molto a comprarlo, il libro di Scarpa, (aspettando da bravo ligure diffidente l'uscita dell'edizione economica e perche' no? lo sconto che ogni 2 mesi le case editrici in crisi puntualmente offrono sulle loro pubblicazioni). Non riuscivo a trovare quello stimolo che mi spinge a cominciare un nuovo romanzo appena terminato il precedente. Poi alcune notti fa, insonne in seguito ai disagi del jet leg dell'ultima vacanza, mi sono fatto coraggio dicendomi che al peggio sarei almeno riuscito ad addormentarmi. E invece la sorpresa, tanto piu' gradita in quanto inattesa: l'ho letto tutto d'un fiato quella notte stessa emozionandomi molto, provando tenerezza e compassione per la giovane Cecilia, alla ricerca determinata e risoluta della proprie origini. Ho apprezzato molto la delicatezza ma anche la schiettezza con cui ci viene presentata la protagonista e la lucida determinazione con cui la giovane scrive le sue lettere-diario ad una mamma che sa in partenza che non incontrera' mai.
Efficace la figura del giovane e fulvo maestro Vivaldi, che nella seconda parte ruba un po' la scena alla protagonista, ma conferisce brio e ritmo al romanzo.
Sarebbe ora davvero un sogno venire a sapere che uno dei piu' grandi maestri del cinema italiano, Ermanno Olmi, trovasse in questo romanzo lo spunto per tornare al cinema di finzione che pare invece purtroppo non interessargli piu'. Il geniale autore di "Lunga vita alla signora" potrebbe a mio avviso adattare alla perfezione i tempi lenti e le atmosfere magiche del notevole lavoro di Scarpa.