Dettagli Recensione
Vita da clandestino...
Seguire il percorso di un clandestino aiuta a considerarlo una persona e non solo un problema sociale. Se poi questo clandestino in fuga e' un ragazzino, ecco che i contorni della sua esistenza mettono ancor piu' in crisi. O almeno hanno messo in crisi me.
Il racconto e' preciso e le immagini evocate raccontano anche i disagi, la paura, le speranze, il dolore... e poi la confusione di una situazione vissuta ai limiti dell'umana sopportazione. Mi e' stato impossibile tentare di immedesimarmi nel racconto della vita di questo ragazzino, troppo angosciante.
Mi hanno sollevato le sue battute di spirito, e poi leggere di chi gli e' andato incontro con un aiuto: mi sono accorta che avevo bisogno di sentire che non e' tutto nero, che non puo' accadere che nessuno si spenda per porre fine a sofferenze cosi' grandi. Ho avuto bisogno di sapere che un minimo di umanita' ancora esiste. Forse e' un eccesso di sentimentalismo, il mio, o di rifiuto di realta' troppo dure. Ho sperato anche che la storia fosse stata un po' "cucinata" per essere piu' melodrammatica, ma la speranza e' durata poco, il tempo di decidermi a proseguire a leggere.
Un bel libro, una brutta storia, un finale che non e' un finale, ma un nuovo inizio in un Paese che agli occhi di Enaiatollah e' piu' bello che ai miei.
Mi rallegra pensare che possa aver piu' ragione lui di me.