Dettagli Recensione
Still undecided
Non saprei dire se il libro mi sia piaciuto o meno. Di certo non è un brutto libro, ma non lo definirei nemmeno bello. Senza dubbio è un libro profondo, ma, almeno per quanto mi riguarda, troppo cupo. Capisco che l'autore abbia voluto essere realistico, e che di storie rosee e a lieto fine ce ne sono a migliaia, ma durante l'intera lettura del libro mi sono sentita "oppressa" da un senso di angoscia davvero forte, e ho avuto la sensazione che, nella ricerca del realismo dei fatti, l'autore si sia spinto un po' troppo in là, come se, volendo a tutti i costi evitare d'inserire elementi "positivi" nella vita dei protagonisti, si sia allontanato dal realismo ricercato, perché, benché sia vero che alcune esistenze sono veramente quasi totalmente infelici, di solito qualche evento piacevole arriva a rischiarare, anche se debolmente e magari non a lungo, anche le vite più cupe. Per me la lettura di questo libro è stata quasi una "sofferenza" (non trovo un termine più adatto), quasi come se il dolore e il senso di disagio, smarimento e inadeguatezza dei protagonisti si trasferisse dalle pagine a me che leggevo.
Solo negli ultimi due capitoli ho trovato un minimo di senso di pace, serenità e tranquillità.
Una delle cose che più mi hanno colpito è stato la mancanza di volontà dei protagonisti nel cambiare le cose, o anche solo di tentare di dare una svolta al proprio destino. Capisco che fossero segnati, ma la totale passività nell'accettare gli eventi, e il rifiuto di prendere ogni tipo di decisione mi ha davvero sconcertata. Ed è stata una caratteristica che ho riscontrato non solo nei due protagonisti, ma in quasi tutti i personaggi principali, come i genitori di Mattia e quelli di Alice, soprattutto il padre. E non si trattava solamente di rifiutarsi di agire, ma anche solo che di parlare: i dialoghi sono stati la cosa di cui più ho sentito la mancanza, ne percepivo proprio l'assenza. Tutti quei silenzi, quando per sistemare alcune cose sarabbero probabilmente bastate solo poche semplici parole. Non a caso il capitolo che ho preferito è stato il penultimo, l'unico in cui Alice e Mattia siano stati in grado di comunuicarsi veramente qualcosa attraverso le proprie parole, con le loro voci e non per mezzo di vaghi gesti soggettivamente interpretabili.
Ho apprezzato molto le descrizioni, e, ovviamente, la metafora dei numeri primi gemelli, ma ho trovato un po' fastidiose e irreali le continue metafore e parallismi col mondo fisico e quello matematico, benché efficaci nel descrivere introspettivamente il personaggio di Mattia. Anche la narrazione non mi ha suscitato particolari emozioni, e ho ricollegato anche questo fatto alla mente logico-razionale della'autore. (Ma forse questa è solo un'opinione influenzata dalla mia scarsa simpatia nei confronti delle materie scientiche).
Benché non mi abbia entusiasmata, non mi sento di sconsigliarlo, anche perché credo che, dopotutto, ogni libro valga la pena di essere letto. :)
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Un saluto, Paolo
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