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Da leggere
Il piccolo Enaiatollah Akbari viene portato dalla madre dall'Afghanistan al Pakistan e li abbandonato .
Può sembrare un gesto crudele ed insensato a chi vive nella nostra parte di mondo , non per una madre che preferisce sapere il figlio lontano e in viaggio in cerca di un posto migliore in cui vivere piuttosto che costretto a nascondersi di continuo in una buca per non diventare un criminale o essere ucciso.
Il giovane Enaiatollah racconta la sua storia al giornalista Fabio Geda, il suo viaggio durato 8 anni anni nel quale passerà in Iran, in Turchia, in Grecia ed infine in Italia.
A tratti sembra un coloquio a due più che un romanzo, consiglio di guardare l'intervista di Enaiatollah nella trasmissione "che tempo che fa" con Fabio Fazio per capire meglio il libro, guardare neglio occhi questo ragazzo, osservare il suo sorriso disincantato e sincero per capire l'ironia ingenua di alcuni suoi commenti.
E' un viaggio tra miserie, sfruttamento, botte e qualche atto di amicizia ed umanità, un esplorare tutto l'arco dei sentimenti umani e di quello che un uomo può offrire nel confronto quotidiano con un suo simile , nel bene e nel male.
Può essere un libro che apre la mente e magari ci farà vedere con occhi diversi le persone coperte di stracci che guardiamo magari con fastidio agli angoli delle strade, a chiderci che cosa li ha portati li e per quali vie.
Una frase mi ha molto colpito, quando Enaiatollah dice che in certi posti del mondo "...emigrare è come respirare..." ha la stessa importanza la stessa necessità disperata.
Da leggere.