Dettagli Recensione
Un po' horror, un po' Marquez, un po' noia mortale
Questo è stato il mio primo libro di Mauro Corona ed ad essere sinceri non so se ce ne sarà un secondo. Perché tanto odio? Perché nemmeno la chance di una seconda opportunità? Perché “Storia di Neve” mi è rimasto così indigesto da causarmi incubi e malumori. Il libro ha una storia interessante, diversa, bella. Di quelle che piacciono a me, insomma, popolate di miti e suggestioni con l'aggiunta di una natura violenta e testarda. Ma l’autore si compiace troppo del contesto, è prolisso come solo il prete del mio paese sa essere, tocca picchi di noia che nemmeno Brooke di Beautiful nei suoi soliloqui. E soprattutto, invece di tratteggiare una storia onesta, si crede un Garcia Marquez friulano e tenta in tutti i modi di trasportare Macondo ad Erto. Ma non ce la fa, ed è anche giusto così.
“Storia di Neve” aveva tutte le potenzialità per essere un bel libro di 400 pagine: Neve è un bel personaggio, la tipicità del luogo e del linguaggio è caratterizzante, lo scenario naturalistico bellissimo. Ma più di 800 sono troppe, davvero troppe, anche per me abituata alle lunghe percorrenze.
E ci si sente disgustati da ratti assassini, uomini corrotti, donne puttane o sottomesse, personaggi a cui manca un cuore e che vengono tratteggiati con indoli non dissimili dalle capre che allevano.
Io ho finito per pregare il fiume Vajont di fare piazza pulita.
Forse non ne ho percepito la magia, forse non era il momento giusto per leggerlo.
Fattostà che arrivare in fondo è stata una liberazione.
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