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...e l'Isola d'Elba di fronte a guardare...
Libro di esordio candidato al premio Strega 2010. Per me è un buon esordio.
Appena finito il libro mi è immediatamente venuto in mente la figura di Silvana Mangano nella parte della mondina sexy in "Riso amaro". Cosa ci azzecca il neorealismo del film con questo libro ambientato ai giorni nostri? Non saprei, forse la miseria.
Il linguaggio usato è attuale, i protagonisti sono gente semplice che vive di salario, rassegnata a non oltrepassare quel quartiere, i dialoghi a volte sono lenti e le storie si disperdono. Il tentativo dell'autrice di scavare nell'animo umano e di cercare il vuoto e l'oscuro che si cela in certe famiglie che devono per forza trovare un capro espiatorio che giustifichi certe insoddisfazioni, via via si perde.
La prima parte è piuttosto florida di descrizioni e contenuti ed è quella che mi ha colpita maggiormente; una borgata un pò "tamarra" che vive a due passi dalla fabbrica di "acciaio", che da sostentamento a tante famiglie, molte emigrate dal sud retrogrado e poco avvezzo al progresso, sopratutto mentale. Mi è piaciuta quando parla dell'acciaio e dell'amicizia innocente delle due protagoniste.
Uomini e donne che si fanno un’idea del mondo restandone ai margini, credendo normale non andare in vacanza, non andare al cinema, non sfogliare il giornale e non leggere libri.