Cose che nessuno sa Cose che nessuno sa

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Gabriele_Romanutti Opinione inserita da Gabriele_Romanutti    29 Novembre, 2018
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Un libro che turba ed emoziona

Un libro unico....un libro che sa trasportare, sa risvegliare lati intimi di noi stessi, che, per la vita frenetica di tutti i giorni o la corazza da adulti, alle volte ci dimentichiamo di consultare. Un libo che ti strappa di dosso la cinicità del quotidiano per farti esplorare i meandri dell 'esistenza. E' un romanzo adatto a tutte le età perché contiene l'adolescenza,

“E a quattordici anni sei un funambolo a piedi nudi sul tuo filo e l'equilibrio è un miracolo”,
“Le altre ridevano , senza crudeltà, ma con tutta la fragilità di chi ha bisogno di ripararsi sotto un luogo comune e schierarsi contro qualcuno per sentirsi protetto dalla piccolezza della propria identità”

l'età adulta e anche la terza età (se così la vogliamo chiamare). Un agglomerato di percorsi che ricordano come la vita possa essere allo stesso tempo dura e ruvida ma anche dolce e cara. D'Avenia ti trasporta in un'atmosfera familiare fatta di famiglia e di disagi, di gioie nell'infelicità, di patimenti e leggerezza. In questo romanzo ha inserito parte di sè ,pone infatti in ogni personaggio riferimenti della sua storia di vita. Forse anche per questo è così convincente.... forse anche per questo sa far sussultare il cuore. In una costate contrapposizione tra gioia unica e dolore intrinseco,

“Quello che conta nella vita è come ci convivi , con il dolore, cosa ci fai. E se riesci a mantenere intatto un pezzetto di anima mentre combatti”

l'autore ci conduce per mano in questa storia fatta di contrapposizioni che straziano il cuore. Un abilità rara quella di D'Avenia che riesce ,con le parole, a superare i confini dell'anima delle persone per toccare le corde più intime del nostro essere e dargli del tu, dirgli che non siamo diversi in fondo, che le cose fondamentali sono poche e comuni a tutti, semplicemente c'è anche chi le nasconde o non le conosce. In Margherita, protagonista della storia, e Giulio troviamo due adolescenze opposte ma segnate entrambe da delle spaccature nella propria anima, in Eleonora, madre di Margherita,troviamo l'età adulta colma delle sofferenze e della forza che “nel mezzo del cammin di nostra vita” le persone devono possedere. C'è poi la dolcezza e la unicità della nonna , Siciliana come D'Avenia , che dona alla storia un'atmosfera calda e familiare. In tutto questo vi si aggiungono delle figure di supporto e insegnamento come Marta,l''amica di Margherita, l'insegnante di lettere della stessa,

“Le parole dei grandi scrittori magnificavano l'ordinario strappandolo alla sua routine, trasformavano in poesia la prosa quotidiana”

il fratellino Andrea. Infine, ma in verità sarebbe “in principio” ,c'è anche suo padre, che l'abbandona improvvisamente, fatto che è il principale motore della storia, ciò da cui tutto si scatena. I personaggi subiscono cambiamenti importanti durante le narrazione, sono dinamici....mai statici. Riflettono, sono vittime e creatori del proprio destino, opponendovisi e cercando la propria strada, non senza fatica e dolore, come la vita insegna.
L'amore è argomento enfatizzante ed unificante dell'intero romanzo, esso crea, unisce, magnifica e rende sensata l'esistenza. Grande rilevanza è data all'amore della donna, o meglio, a come la donna si approccia all'amore, credo irriducibile e fondamento del suo essere.

“Come l'amore dopo un litigio,così il sorriso dopo un pianto è lo spettacolo migliore che una donna sappia mettere in scena”

“Perché per una donna le parole hanno un peso , non sono leggere come per l'uomo. Una donna ci crede alle parole soprattutto quando è un uomo a pronunciarle , solo a lei”.

“Per un attimo Margherita desiderò essere un maschio, avrebbe visto un terzo della realtà e sentito un decimo delle emozioni.



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Mian88 Opinione inserita da Mian88    13 Ottobre, 2018
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Nemmeno io lo so se mi sei piaciuto, D'Avenia.

«Credeva ai libri con la fede di una religione, trovava più realtà tra e righe che per le strade, o forse aveva paura di toccare la realtà direttamente, senza lo scudo di un libro» p. 26

«Chissà se quelle dell’amore ferito raccolte tutte insieme formano un oceano più vasto di quelle scaturite dall’amore corrisposto. Chissà se sono in equilibrio come le salite e le discese. Sono cose che nessuno sa.» p. 59

Margherita ha quattordici anni e da un giorno all’altro la sua vita cambia radicalmente a causa dell’abbandono del padre proprio in quel fatidico dì in cui inizia il nuovo percorso delle scuole superiori. “L’Odissea” è il filo conduttore dell’intero testo seppur con la variante che è la figlia che vuol riportare il genitore a casa e non il dipartito che cerca di farvi ritorno. E nonostante la giovane possa apparire fragile e “allo sbaraglio”, in realtà è molto determinata nei suoi propositi e nei suoi obiettivi, primo fra tutti, appunto la ricerca della sua linea guida paterna. È talmente determinata che nulla potrà farla desistere da questa. Pagina dopo pagina assistiamo alla sua crescita, maturazione che avrà luogo grazie alla presenza dei coprotagonisti dell’opera e in particolare del professore di latino, della nonna Teresa, della compagna di banco Marta e di Giulio, bello e dannato, misterioso e ferito, ragazzo più bello e conteso della scuola. Infine il viaggio, un viaggio dai risvolti inaspettati.
Con “Cose che nessuno sa” Alessandro D’Avenia torna a posizionare il suo obiettivo fotografico su una delle fasi più difficili della vita; quella dell’adolescenza. In questa occasione, però, focalizza la sua attenzione non solo sull’amore, sullo studio, sulle difficoltà che questo periodo storico nasconde, ma anche sulla componente familiare che si sgretola, senza un perché, senza una oggettiva ragione, senza una spiegazione. Da qui, le conseguenze che possono derivarne, internamente e nei rapporti con gli altri.
La scrittura è fluente, semplicistica, sognatrice. Senza contare le frasi-fatte che pullulano senza remore e senza criterio. Onestamente, confesso che mi ha convinto a metà. Belli gli intenti, ma è come se vi mancasse quel qualcosa che ne permetta di apprezzare interamente gli aspetti anche ai più adulti. “Che sia diventata troppo vecchia per questo genere di romanzi?”, mi chiedo. “Può darsi”, mi rispondo. Ad ogni modo, consigliato ai più giovani che cercano qualche libro con cui avvicinarsi al meraviglioso universo che è quello della lettura.

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Consigliato ai più giovani ma non anche ai più adulti.
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Unda Maris86 Opinione inserita da Unda Maris86    26 Luglio, 2018
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MARGARITA

Ho letto "Cose che nessuno sa" conquistata da altri tre romanzi di Alessandro D'Avenia letti di recente, precisamente "Bianca come il latte, rossa come il sangue", "L'arte di essere fragili" e "Ogni storia è una storia d'amore".

Forse proprio per questo motivo, non ho riscontrato nel libro una particolare originalità: la figura del Prof. di Lettere, giovane ed appassionato, ricorda molto da vicino quella del Prof. di Filosofia presente nel romanzo d'esordio (oltre ad essere, ovviamente, una chiara trasposizione letteraria dell'autore stesso), così come le "cose che nessuno sa" sono un "distillato" di idee sulla vita e sull'amore che giunge a piena maturazione e viene riversato in abbondanza nelle ultime due opere, non romanzi in senso stretto, ma, rispettivamente, un dialogo immaginario con Giacomo Leopardi (L'arte di essere fragili) e una raccolta di storie d'amore di personaggi illustri (Ogni storia è una storia d'amore). Anche la trama, che ha per protagonisti due adolescenti posti dinanzi all'esperienza del dolore, ricorda molto, come atmosfera, la vicenda narrata in "Bianca come il latte, rossa come il sangue".

A parte questo, considerato di per sé, il libro presenta un’architettura coerente e ben gestita, in grado di far scorrere parallelamente il mitico viaggio compiuto da Telemaco alla ricerca del padre all’inizio dell’Odissea con quello della protagonista, Margherita, che, proprio dopo aver conosciuto la storia di Ulisse a scuola, si arma di coraggio e, insieme all’amico Giulio, di qualche anno più grande di lei, si lancia alla ricerca del padre, andato via di casa senza dare spiegazioni.

Sarà così che, alla fine di questo “viaggio”, tutti i personaggi della storia vedranno rafforzati i propri vincoli d’affetto, riconoscendo in essi la “perla” (in latino, per l’appunto, “margarita”) che, tra luci ed ombre, gioie e dolori, rende ogni vita affascinante, irripetibile e, per questo, degna di essere apprezzata in tutte le sue sfumature.

Un plauso all'Autore, dunque, per il merito di risvegliare, nel pubblico adulto, la sete di speranza e fiducia nell'esistenza umana e, negli adolescenti, la voglia di leggere imparando a capire, un po’ per volta, anche il libro della vita.

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alxeimon Opinione inserita da alxeimon    05 Agosto, 2014
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Genuino come il suo scrittore

Semplice e senza impegno, “Cose che nessuno sa” è il secondo romanzo di Alessandro D’Avenia, docente palermitano di lettere in un liceo classico di Milano.

Per chi conosce anche solo nelle linee generali la vita del giovane scrittore, risulta facile ritenere il romanzo come una vera e propria raccolta delle esperienze passate e presenti del professore, che le proietta abilmente in tutti i personaggi della sua storia, dalla stessa protagonista Margherita fino al ribelle e testardo professore di latino: è sorprendente, infatti, come ogni personaggio sembri effettivamente possedere un piccolo lato dello scrittore - l’aspetto sognatore, quello presuntuoso o quello misterioso, come anche quello saggio.

Il pilastro principale della storia, però, sembra essere proprio quell’unico elemento che non possiede proprio nulla - caratterialmente parlando - del suo creatore, tranne che per le sue origini prettamente siciliane, che conferiscono al romanzo quella sfaccettatura semplice e pura, riconducibile nel ruolo fondamentale di nonna Teresa, che ha sempre una buona parola per tutti - anche per chi non sembra in apparenza meritarne - e che ogni tanto rilascia qualche sentenza su qualsiasi campo, attraverso l’essenziale presenza di proverbi e paragoni culinari, ricchi di quella dolcezza caratteristica delle sole nonne.

“Cose che nessuno sa” è un libro da prendere per quel che è: una storia semplice, ma ricca di piccoli colpi di scena, attraverso cui lo scrittore ha voluto liberarsi - o forse annotare - ciò ha imparato e affrontato nella sua stessa vita, mettendoci dentro la propria passione per la Sicilia, per il suo lavoro, per i suoi alunni, per i libri, per la musica e per l’amore, che spesso risulta essere un argomento così lontano dal contesto scolastico ma che, con sorpresa, ci si ritroverà a scorgere in quasi ogni pagina.

Con il suo secondo libro, Alessandro D’Avenia ha dimostrato ciò per cui, purtroppo, non è stato completamente apprezzato da chi non ha saputo andar oltre il suo primo romanzo: l’utilizzo della terza persona - in alternativa alla prima utilizzata in “Bianca come il latte, rossa come il sangue”- rende giustizia al professore e mette in evidenza la sua capacità di scrivere e raccontare una storia piena comunque delle sue tristezze, esattamente come quella precedente.

Il consiglio, dunque, che ci si sente di dare a chi non ha apprezzato il primo romanzo, è quello di leggere ugualmente il secondo (anche senza aspettative troppo alte) in quanto una rivalutazione di D'Avenia, se pur in parte, è d’obbligo perché ci si rende conto di quanto in realtà la sua idea sul mondo sia così bella al punto che lui stesso spinge, quasi, i suoi lettori ad amare di più la vita e ad avere, forse, un po’ più di comprensione nei confronti di sé stessi.

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... "Bianca come il latte, rossa come il sangue", e non l'ha apprezzato.
Consigliato a chi è capitato di seguire o di leggere D'Avenia nel ruolo di opinionista sui social network, sui giornali o sul suo blog.
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ant Opinione inserita da ant    09 Mag, 2014
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Margherita e il suo mondo

Spaccato notevole, a mio avviso, del mondo adolescenziale e disamina particolareggiata di tutte le contraddizioni che quell'età importantissima nella vita di tutti noi ha.
La protagonista di questo romanzo è la quattordicenne Margherita, di cui è ben tratteggiato il taglio psicologico: apparentemente fragile, ma allo stesso tempo molto determinata nel perseguire i suoi obiettivi. Quello che caratterizza Margherita, e poi tutto il prosieguo del libro, è la ricerca del padre che l'ha abbandonata proprio il primo giorno in cui la protagonista inizia le superiori. Infatti è proprio "L'Odissea" il filo conduttore di tutto il testo, ma stavolta la storia è al contrario, non è il fuggitivo che vuol tornare a casa, ma la figlia che vuole riportare a casa il genitore. In questa estenuante e affaticante ricerca del genitore perduto , Margherita intanto sviluppa autocoscienza, più convinzione dei propri mezzi sia psicologici che fisici e cresce sotto ogni punto di vista. Importanti e determinanti i personaggi,anche questi descritti alla perfezione, con cui Margherita avrà a che fare: dalla poetica nonna Teresa e i suoi splendidi detti siciliani (Dio a chi voli beni manna cruci e peni) al prof di latino, alla sensibile compagna di banco Marta e a Giulio il ragazzo più misterioso della scuola.
Per quanto mi riguarda ben scritto e molto poetico, voglio concludere estrapolando uno spaccato che mi ha colpito, tratto da un dialogo tra Margherita e Giulio sul tema..dell'amore
...il cuore non è altro che una fila di stanze, sempre più piccole, una immette in un'altra attraverso una porta chiusa e scale che scendono. Sono in tutto sette stanze. "Il cuore del cuore" è la settima , la più difficile da raggiungere, ma la più luminosa perché le pareti sono di cristallo. Gioia e dolore vengono da quella stanza e sono la chiave per entrarci. Gioia e dolore piangono le stesse lacrime , sono la madreperla della vita , e quel che conta nella vita è mantenere intatto quel pezzetto di cuore , così difficile da raggiungere, così difficile da ascoltare, così difficile da donare, perché lì tutto o è vero...

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Opinione inserita da maryna    02 Agosto, 2013

deludente

Ritmo troppo lento e pesante, causato dalla fiacchezza con la quale si descrivono i luoghi della Sicilia, i flash back, che trascurano la narrazione degli avvenimenti presenti. Accurata la descrizione dei personaggi, come nel libro d'esordio "bianca come il latte rossa come il sangue", anche il lessico e il suo innovativo e moderno modo di scrivere .Ho provato difficoltà nel concludere la lettura sopratutto nell'epilogo, che non mi farà ricordare questo libro in modo particolare... premetto di avere diciasette anni e non aver letto molti libri ma questo mi sembrava un pò banale. Sembrava quasi che d' Avenia dopo aver scritto la storia, volesse riempirla con frasi e spiegazioni apocalittiche ma secondo il mio parere era meglio dimezzare il volume del libro.

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Marco Caggese Opinione inserita da Marco Caggese    20 Luglio, 2013
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Delusione...

Premetto che sto esprimendo solo un mio modesto giudizio, ma ho faticato enormemente per arrivare alla fine di questo libro. E' vero che contiene dei buoni spunti ed il professor D'Avenia scrive oggettivamente bene. Ho incontrato vari passi degni di nota ("Le lacrime sono un lusso che possono permettersi solo i deboli"), ma ho trovato il percorso narrativo improbabile e molto forzato. Ma su questo sarei riuscito a passare sopra se il libro non fosse divenuto melenso fino al parossismo. L'ultima parte è densa di cuore-amore, piena di immagini "poetiche", di sentimenti che esplodono ed in fondo è tutto talmente politicamente corretto da divenire, per me, assolutamente insopportabile.

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Nanà_ Opinione inserita da Nanà_    30 Mag, 2013
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Bacia sugli occhi.

Sì, perché così puoi baciare i sogni di una persona, perché gli occhi guardano nella direzione dei sogni e dei desideri. Ed è esattamente questo che fa D'Avenia con "Cose che nessuno fa".
La "perla" dell'intera storia, Margherita: possiede "la bellezza delle cose fragili", l'ingenua maturità dell'adolescenza, emotiva e, aggiungo, irresponsabile. D'altronde è questa l'adolescenza: irrequieto momento di passaggio in cui si forma la personalità di ognuno; per questo motivo definirei inoltre questo libro una sorta di romanzo di formazione.
Mi ha colpito particolarmente il modo in cui l'autore ha reso l'interiorità di ciascuno dei suoi personaggi, da Giulio, ragazzo dal passato travagliato, al professore che "sapeva solo sognare, non amare".
Lo stile è scorrevole e impeccabile in alcune parti, dispersivo e banale in altre. Lo stesso vale per numerose citazioni, a volte adatte e profonde, a volte troppo numerose e inserite con poca coesione.
Si tratta di pagine colme di riflessioni profonde o meglio: di Sentimenti ed Emozioni.
Lo consiglio a chi vuole intendere l'adolescenza in alcuni dei suoi aspetti peculiari e non solo agli adolescenti come me, ma anche ai genitori, i quali frequentemente perdono di vista il vero senso dell'amore e della vita, correndo dietro a futili mondanità, tralasciando la famiglia e ciò che realmente possiede importanza.

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"Bianca come il latte, rossa come il sangue"
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Giuff Opinione inserita da Giuff    26 Aprile, 2013
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QUALCOSA DI INCREDIBILE

Sono un'adolescente e ne sono rimasta davvero colpita.
L'autore ha spiegate cose sull'adolescenza ma anche sulla vita, sull'amore e sulla morte che sono rimasta senza parole.
Ho sottolineato tantissime frasi, per piacevolezza ma anche per ricordarmi su come devo guardare il mondo.
Il libro lo può leggere chiunque visto che non parla solo di una ragazza di quattordici anni ma dentro ci puoi trovare tanti tipi di relazioni: un amore tra una nonna e una nipote, l'amicizia tra due ragazze, l'amore tra ragazzo e ragazza, l'amore tra marito e moglie..
C'è veramente tutto in questo fantastico libro.
E' di sicuro un libro che ti lascia qualcosa, alle ragazze come me soprattutto.
Mi sento come capita da qualcuno finalmente.
Non ho altre parole per descriverlo.
Bellissimo, senza fiato, incredibile.
Da prendere assolutamente. Adatto soprattutto a noi adolescenti, che se sappiamo entrare e ad essere attenti ad ogni frase di questo libro, il nostro modo di vedere il mondo cambierà.

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Roma Opinione inserita da Roma    10 Marzo, 2013
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Un libro a metà

Libro troppo didascalico, farcito di riferimenti letterari ed epici, probabilmente interessanti per un pubblico adolescenziale ma letto da un'adulta sembra di ritrovarsi in classe con un insegnante che vuole rendere interessante la lezione.
Splendida la prima parte, chapeaux, ma il libro nella seconda parte non esiste. Mentre leggevo avevo impressione che l'autore non fosse più interessato a raccontare la storia ma volesse concludere e la conclusione è approssimativa e banale in una sorta di deus ex machina che tutto risolve.

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piero70 Opinione inserita da piero70    15 Gennaio, 2013
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Io sono Margherita

Caro D'Avenia, lei questo libro lo doveva scrivere una trentina di anni fa.
Quando cioè io, all'età di Margherita, ho iniziato il liceo accompagnato dagli stessi dubbi, dalla stessa situazione famigliare completamente e inaspettatamente buttata in aria, per motivi e in modo differente, ma la mia percezione della cosa era uguale a quella della protagonista del libro.
Avrei iniziato con più consapevolezza, avrei agito in modo diverso.
Non avrei pensato, sbagliando, di essere l'unico in tutto il mondo a cui capitava quello che stava capitando.
Forse alla fine è vero che quando sei in particolari situazioni emozionali ti sembra che ogni libro parli di te, e devo ammettere che sto scrivendo e ho votato sull'onda emotiva di una freschissima lettura, ma da parecchio, tanto tempo non mi capitava di immedesimarmi così in un personaggio.
Nella dolce, goffa, imbranata, sognatrice, decisa e pasticciona Margherita.
Sono stato lei per tutto il libro. Ero lei a tredici anni quando iniziai il liceo in un momento in cui non sapevo neanche da che parte fossi girato, privato all'improvviso di quel guscio in cui ero cresciuto e vissuto fino a quel momento.
Probabilmente, sicuramente ad altri non farà lo stesso effetto questo libro, a me ha rivoltato come un guanto.
Finora ho esposto i contenuti, ma anche la forma mi è piaciuta. Questo intrecciarsi di punti di vista diversi, che fatalmente convergono, è reso molto bene e non stanca la lettura, così come i paragrafi brevi rendono veloce la trama.
Per me una scoperta. Piacevole.
Leggetelo, sicuramente non vi farà lo stesso lo effetto, ma è una lettura piacevole.


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Sara moncalieri Opinione inserita da Sara moncalieri    14 Gennaio, 2013
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La Vita è una perla

Se l’adolescenza è quel periodo che molti ricorderanno per sempre come bruttissimo e bellissimo insieme, per Margherita, la protagonista del romanzo, può valere la stessa cosa.
Una vita fatta di serenità e gioia che improvvisamente viene spazzata via a causa di due forti e differenti punti di rottura: l’inizio delle superiori e la scomparsa del padre; evento ordinario il primo, imprevedibile e lacerante il secondo.
Fatti che, accadendo contemporaneamente, apriranno il cuore della ragazzina alla porta del dolore e della scoperta, orientandola verso una serie di domande laceranti sulla vera essenza della vita adulta e sulla scoperta dell’autoconsapevolezza.

Romanzo che ho apprezzato moltissimo per lo stile narrativo, che fluttua come le onde del mare e come quelle porta con se’ il sapore deciso e salato delle lacrime, insieme alle quali presenta gli imprevedibili cambi di maree, passando dalla quiete, alla tempesta, e nuovamente alla quiete con improvvisa fluidità.

Complimenti a questa bellissima penna, che si fa leggere con grazia e desiderio crescente: scrittura decisa, sensibile, violenta e delicata, in grado di farci scorrere davanti le paure, le emozioni e lo stupore che una giovane donna inizia a elaborare nei confronti della vita, che alla vita si affaccia improvvisamente, e che nella vita trova, inaspettatamente, grandi brutture e altrettante grandi bellezze.

Un romanzo che varrebbe la pena di leggere già solo per lo stile impeccabile, e che invece si fa leggere tutto d’un fiato anche per la trama, bella e realistica, e per gli altrettanti realistici ed esaustivi protagonisti. Complimenti allo scrittore.

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farma70 Opinione inserita da farma70    27 Settembre, 2012
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Struggente piacevolezza......

Libro veramente molto bello che non ha tradito le mie aspettative dopo l'esordio di "Bianca come il latte rossa come il sangue"; scrittura piacevole e molto scorrevole, alcune frasi devo essere sincera le ho rilette più volte da quanto erano belle....Personaggi molto reali, nei quali mi sono immedesimata soprattutto come madre e moglie, la figura del padre è a mio avviso un po' cinica, il ritorno alla famiglia solo dopo l'incidente della figlia è un po' scontato, nella realtà forse le cose avrebbero preso una piega differente.....l'amore coniugale può terminare ma quello verso i propri figli no, andarsene senza neanche il ben che minimo scrupolo è alquanto riprovevole. Nel complesso però la storia è molto bella e a tratti commovente, struggente la figura di Andrea e di nonna Teresa, cosa avrei pagato per avere una nonna così, io che i miei nonni non li ho mai conosciuti e che ora capisco quanto mi sono mancati.......Libro sicuramente da leggere e sul quale riflettere sulle mille sfacettature che l'amore può avere.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    21 Giugno, 2012
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Come il mollusco nell’ostrica

Lo ammetto, non avevo mai preso in considerazione questo libro, il titolo non mi attirava molto, poi un giorno mi è stata regalata una copia e ho deciso di intraprendere la lettura.

Era il primo libro che leggevo di questo scrittore e devo dire che mi è piaciuto moltissimo.

È un libro molto scorrevole e la scrittura è fresca e semplice.
Le descrizioni dei luoghi sono ben costruite. Quella che mi ha colpito maggiormente è stata quella di Genova.
Di come si presenta.
Mi sembrava di essere lì, di poter toccare i colori delle case, di sentire l’odore di salsedine, di passeggiare sul molo e di vedere l’Acquario.

Ho trovato geniale l’idea dello scrittore di utilizzare l’Odissea come metafora di questo racconto, ma non vi svelo il perché altrimenti vi rovinerei la storia.

I protagonisti di questo romanzo da una parte sembrano molto diversi fra loro mentre dall’altra scopriremo che alla fine le loro vicende si intrecceranno come i fili di una pregiata stoffa per poi farci scoprire un magnifico disegno.

Il personaggio che mi è entrato di più nel cuore è stata nonna Teresa, forse anche perché io una nonna non l’ho mai avuta.
Nonna Teresa è siciliana ed attraverso il calore dei suoi gesti riesce a spiegare anche le cose più difficili con semplicità e spesso utilizzando detti siculi.

Passiamo alla trama.

Margherita è la protagonista principale del libro. Lei è una ragazzina quattordicenne che tra poco inizierà il liceo. Come tutti a quell’età si ritrova piena di paure, di insicurezze e di voglia di amare.
Presto la sua vita cambierà, avrà nuove amicizie e soffrirà.
Sentirà i cambiamenti, Margherita sta per diventare donna troppo presto, le sue certezze sono crollate nel giro di pochi minuti.

Un libro molto valido, utile a capire il significato della vita, dolce e commovente ed anche simpaticissimo per alcuni aspetti.

Un romanzo che tratta il trema dell’adolescenza in modo serio che si basa sul senso dell’amore, dell’istruzione e della famiglia.

Lo voglio consigliare a tutti. Perché tutti siamo stati adolescenti e tutti abbiamo bisogno di trovare la nostra Itaca.

“L'amore si nutre di distanza, più che di vicinanza, anzi la troppa prossimità lo offusca e lo spegne. Solo chi può desiderare ancora resta innamorato. Chi possiede, presto finisce col desiderare qualcos'altro... Più felice un amore sognato, che spazzolini confusi nello stesso bicchiere.“

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    26 Febbraio, 2012
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Madreperla della vita

Non conoscevo questo scrittore e, già dalle prime pagine di questo libro, il suo stile mi ha conquistato: ricco, pieno, colorato, gonfio di immagini e di emozioni. Storia molto bella, ricca di particolari, di personaggi e di insegnamenti sulla vita, che è uno strano equilibrio tra ciò che ti viene tolto e ciò che ti viene dato. Per vivere occorre attraversare tutti gli stati della paura, per non averne più, e proprio là dove il dolore si nasconde, cresce la madreperla della vita. Questa storia arriva al cuore, grazie alla spendida caratterizzazione anche dei personaggi minori: il professore divoratore di libri, l'amica Marta piena di gioia di vivere, la nonna Teresa, un concentrato siciliano di saggezza. E poi c'è lei, Margherita, che vive il vuoto onnivoro dell'abbandono del padre, vuoto che ne divora la luce. E' un libro pieno di verità sulle persone, perchè le persone sono fatte di luci e ombre e finchè non conosci le ombra non sai nulla di quelle persone. E' un libro pieno di amore, perchè insegna che ci vogliono 4 abbracci al giorno per sopravvivere, 8 per vivere e 12 per crescere. E' un libro sui segnali del corpo e degli occhi, che insegna che quando le pupille si allargano vuol dire che glo occhi hanno fame. E' un libro sul dolore perchè fa capire che ci conosce il dolore ne riproduce l'eco per tutta la vita, come le conchiglie fanno con il mare.

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Elizabeth Opinione inserita da Elizabeth    24 Febbraio, 2012
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Il linguaggio del cuore

A mio parere molto bello! Ho letto anche il primo libro dell'autore e non sono assolutamente rimasta delusa da questo. Credo che D'Avenia abbia una dote innata, quella di entrare nel cuore del lettore. Sono tante le parti del libro che mi hanno commosso, tra cui il finale inaspettato. Ma ancora di più voglio sottolineare quanto il giovane autore sia stato bravo a mettere in luce l'importanza della lettura e i modi in cui la stessa deve essere interpretata. Questo ce lo fa capire attraverso la storia di Margherita e del prof che si intrecciano tra loro. Un libro che non solo mi ha trasmesso tanto, ma anche mi ha insegnato tanto.

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Bianca come il latte, rossa come il sangue
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Titti9 Opinione inserita da Titti9    03 Gennaio, 2012
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Commovente

Ho iniziato la lettura di questo romanzo con i mille pregiudizi che porta uno scrittore come D'avenia, definito "adolescienziale" in modo alquanto dispregiativo. E mi sono ricreduta, perchè "cose che nessuno sa" è un ritratto profondo e commovente non dell'adolescenza, ma di tre differenti età all'insegna dell'amore quello puro e vero che può esserci tra 2 ragazzi, tra 2 adulti, tra una madre e una figlia, tra 2 fratelli e cosi via... è un racconto si che tratta di adolescenti, ma non stereotipandoli in maniera a tratti ridicola come ormai è di consuetudine fare parlando di un argomento cosi delicato. "Cose che nessuno sa" è semplicemente un racconto di vita, vero e ricco di citazioni che provengono sia dal mondo giovanile che da puramente letterario, e l'autore dimostra una gran cultura. Un applauso ad Alessandro D'avenia

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Lorenzo Roberto Quaglia Opinione inserita da Lorenzo Roberto Quaglia    10 Dicembre, 2011
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Cose che nessuno sa

Siamo onesti: le aspettative sul secondo romanzo del Professor D’Avenia erano alte, dopo il successo straordinario e inaspettato del suo romanzo d’esordio. Ebbene, non siamo stati delusi. Il secondo lavoro, Cose che nessuno sa , è un romanzo di ampio respiro, dove le storie dei protagonisti si intrecciano con le storie personali del lettore e la storia della nostra letteratura, cioè della nostra vita, si diverte con esse. Cose che nessuno sa è un grande romanzo d’amore e quindi di vita e di morte. Amore presente, amore assente, amore perduto, amore mai conosciuto, amore filiale, amore coniugale, amore per la letteratura, amore ideale, amore carnale.
Ognuno dei protagonisti principali compie all’interno della storia il proprio cammino per ritrovarsi alla fine cambiato, migliorato. Margherita, la figlia adolescente, elabora il dolore dell’abbandono del padre grazie all’aiuto inconsapevole del suo Professore di Italiano e Latino, il Professore di Italiano e Latino elabora il suo amore per Stella grazie al dolore di Margherita che gli trasmette, inconsapevole, il coraggio di Telemaco che parte alla ricerca del padre. E poi c’è Giulio, un adolescente in crisi come Margherita: insieme i due compiranno il cammino che porta alla maturità. E poi c’è la madre di Margherita che elabora i motivi della crisi del suo matrimonio e con l’aiuto della nonna Teresa e grazie al sacrificio di Margherita, trova il perdono. E infine c’è nonna Teresa, punto di riferimento per Margherita. Il colpo di scena finale rende la sua figura ancora più speciale, cerniera tra il passato e la vita nuova che attende Margherita.
A differenza di Bianca come il latte e rossa come il sangue, questo secondo romanzo è rivolto più ad un pubblico adulto, i temi trattati sono impegnativi e richiedono per essere elaborati, forse, più esperienza di vita di quella che possiede un adolescente. Stilisticamente, l’uso della lingua siciliana che nonna Teresa porta nel romanzo è qualcosa di veramente bello e ci riporta con la musicalità delle parole ad un tempo che fu, all’arché manifesto.
Chiudo con le ultime parole di D’Avenia, nei ringraziamenti: “Proprio te ringrazio, lettore, che hai accostato l’orecchio a questa storia, come si fa con una conchiglia. E spero che tu abbia provato nel leggerla ciò che ho sentito io nello scriverla: un po’ più di amore per la vita e un po’ più di misericordia per l’uomo”.
Il resto sono cose che nessuno sa.

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Ally79 Opinione inserita da Ally79    28 Novembre, 2011
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D'Avenia "abbondante"

Margherita è una adolescente, problematica, piena di incertezze, sensibile come tante 14enni al mondo.E' la vigilia del suo ingresso al liceo,attimo di forte cambiamento, quando suo padre in silenzio e all'improvviso lascia la famiglia.Si apre un dolore nella ragazzina tanto più forte quanto inspiegabile:il dolore dell'abbandono.Intorni a lei tanti personaggi:una madre fragile, un fratellino che esprime la sua incomprensione verso ciò che accade tramite il disegno,una nonna solida,"provinciale" e piena di una saggezza semplice che solo l'aver vissuto concede,l'amica Marta oroscopo-dipendente e contornata dalla famiglia perfetta e un pò stramba, il professore di latino che ama e teme l'amore,che comunica con la sua donna attraverso i libri,Giulio il ragazzo empatico, difficile, che legge in Margherita un dolore, una paura che lo attrae.
D'Avenia è innegabilmente talentuoso nel tratteggiare i suoi personaggi, nel dargli una dignità assolutamente reale.Leggi e li vedi tutti li' con le loro espressioni, i loro abiti,le loro case, assorti nei loro pensieri.Nello stesso tempo questa bravura appare lesa dalla vanità:si avverte in lui una voglia di dimostrare la sua cultura classica,la sua capacità di non essere scontato.Eccede nei "pensieri di vita"(a volte anche poetici)che però tolgono alla narrazione, tolgono alla semplicità di una storia che non è certo fuori dal comune.D'Avenia abbonda.Sembra un pò di vederlo con il dito alzato in classe perchè ha sempre la risposta pronta alle domande del professore.Ma è bravo a mio parere e lo sarà ancor di più quando smetterà di alzare il dito e sarà soddisfatto di avere per se la sua risposta e di non doverla concedere a tutti.

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