Dettagli Recensione
Da pruriginoso a urticante, passo breve
Non vorrei spendere troppe parole per questa raccolta di racconti di Anaïs Nin, se non altro perché il materiale di cui discutere è molto esile. Nella prefazione programmatica l’autrice confessa di aver scritto questi racconti per un committente che le ha chiesto di eliminare ogni traccia di erotismo e di concentrarsi soltanto sulla pornografia, scontrandosi però con la sua vocazione da scrittrice, incapace di rinunciare del tutto a qualche approfondimento psicologico o d’atmosfera. Il risultato è una serie di racconti in cui non c’è traccia d’erotismo e in cui la pornografia è frettolosa, ripetitiva, noiosa, spesso eccentrica o con tratti surreali: l’idea ricorrente è quella di personaggi esibizionisti o feticisti, insoddisfatti, piatti e annullati sulla pagina, tanto da risultare del tutto inconsistenti. Il problema peggiore tuttavia è che i racconti, specie quelli più brevi, sono di una fragilità narrativa imbarazzante per un libro tanto di moda fino a pochi anni fa, trame che procedono spesso sfidando la credulità del lettore, senza nerbo, senza ragione di esistere, a volte dilatati a forza di ricordi infantili in cui vedere la propri madre nuda uscire dal bagno segna i gusti sessuali di tutta quanta una vita. A salvare in parte questa tediosa inconsistenza, più furba che ispirata, sono alcuni rari sprazzi di raccolto lirismo nei racconti più lunghi, in cui l’esplorazione dell’universo femminile fa la propria comparsa sulle pagine di un libro, dopo secoli di fallocentrismo. Eppure non basta questo nuovo sguardo sul “delta di Venere” a rendere la lettura gradevole. Ampiamente dimenticabile.
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