Dettagli Recensione
Un libro dai contenuti sorprendentemente attuali
La protagonista del fortunato romanzo di Erica Jong, la signora Isadora Wing, può definirsi la classica “antieroina”, di quelle da studiare nelle scuole di scrittura creativa.
Bella, passionale, istintiva (anche troppo) e dunque aperta a ogni tipo di esperienza, ha il suo tallone d’Achille nella paura… di volare. E quindi anche paura di vivere fino in fondo la propria libertà, di cercare un’autentica realizzazione delle proprie aspirazioni. Così cede al conformismo delle convenzioni sociali e prova a infilarsi nella gabbia poco dorata del matrimonio, per prendere parte alla quotidiana rappresentazione che è la vita. Il problema è che ogni sua relazione pare destinata all’inevitabile fallimento. Anche perché i prescelti non sono persone coi piedi ben piantati per terra (per fare un esempio, il primo marito ha dei problemini mentali che lo portano a credersi capace di… camminare sul lago di Central Park; senza queste trovate che romanzo sarebbe?).
Quando arriva il turno di un certo Adrian, che ha un cognome che è tutto un programma: Goodlove, Isadora pensa di avere fatto bingo. L’uomo, infatti, uno psichiatra di scuola lainghiana è un convinto fautore della poligamia.
I due, forse per esorcizzare la paura di volare di lei, decidono di condividere un lungo viaggio in giro per l’Europa. Ma anche questo tentativo di trovare la felicità si rivela inutile, riaprendo la porta ai fantasmi del passato: i fallimenti relazionali, i sogni dell’adolescenza, i sensi di colpa per la propria inadeguatezza.
Nel dramma umano minimale di una singola donna, ne sono certo, possono riconoscersi molte lettrici...
La scrittura della Jong è scorrevole, anche se l’autrice manca di quei colpi di scena che determinano spesso la fortuna di una storia (sono uno dei segreti, ad esempio, del successo dei libri di Pennacchi, autore pontino Premio Strega 2010).
Il limite di “Paura di volare” è però una certa volgarità espressiva mostrata nella descrizione dell’intimità coniugale: a volte appare un po’ forzata, quasi che l’autrice provasse a fare il verso a Bukowski, il quale, scherzando ma non troppo, diceva: “Scrivo un romanzo, poi ci metto delle scene di sesso, così il libro vende”.
Di questo libro, voglio comunque segnalare questo passaggio: “Improvvisamente capii in che cosa avevo sbagliato con Adrian e perché mi aveva lasciato. Avevo infranto la regola fondamentale. Gli ero corsa dietro… omissis… Tutto si riduceva a quello che mi aveva detto mia madre anni prima: Fatti desiderare?”.
Come diceva Lawrence “Il vero guaio delle donne è che devono sempre cercare di adattarsi alle teorie degli uomini sulle donne”. Meditate, donne postmoderne del terzo millennio, meditate…
Erica Jong, Paura di volare, Tascabili Bompiani, pagg. 422
Fernando Bassoli