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COME IL CACAO SUL CAPPUCCINO
Leggere “La separazione del maschio” mi ha fatto l’effetto che fa, da bambini, la ripetizione ossessiva di una parola qualsiasi, fino a svuotarla di ogni significato e di ogni suo legame con l’oggetto concreto che indica. Ripetere tavolo, tavolo, tavolo, tavolo… così tante volte, da perdere la percezione dell’oggetto nella sua materialità.
Questo romanzo sembra riservare lo stesso trattamento all’atto sessuale, ripetuto con un tale senso di ineluttabilità e descritto con tanta particolareggiata precisione meccanica, da stordire e confondere anche le più solide e rigide convinzioni morali, o intenzioni moralistiche.
L’esito finale è una sorta di disorientamento, nel quale finiscono per sovrapporsi e confondersi i sentimenti opposti che il protagonista può ispirare.
Il maschio, voce narrante e portatore dell’unico punto di vista sulla storia, parte da una considerazione sull’abitudine invalsa nei bar di mettere il cacao sul cappuccino: “in poco tempo, l’evoluzione della polvere di cacao nel cappuccino è stata la seguente: prima non la mettevano; poi hanno cominciato a metterla; adesso devi essere tu a dire che non la vuoi”.
Per quanto banale possa sembrare l’osservazione, anche qui si vede il riferimento al sesso, “consumato”, in senso letterale, con tutte le donne che incontra, che per il protagonista sembra diventare inevitabile quanto il cacao sul cappuccino.
“Lui” nella storia non ha nome, ha però moglie (una Teresa di Kunderiana memoria) e figlia e si percepisce qua e là il tentativo di dimostrare come il maschio in questione riesca tuttavia ad essere un marito innamorato e un padre presente e affettuoso. La dimostrazione del teorema ha qualche passaggio convincente, o almeno in grado di spiazzare il lettore scandalizzato, ma certo sarebbe stato meglio non farla passare per un furtivo amplesso con la suocera del maschio, nonché nonna della suddetta bambina.
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Commenti
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In un primo momento l'ho catalogato tra i libri squallidi, ma poco alla volta mi ci sono trovato dentro. Se non totalmente mi sono riconosciuto in quanto maschio, sia in ciò che vediamo, sia nella scomposizione che permette di vedere le relazioni distinte.
Questo modo di sentire ci distingue dall'universo femminile? Forse.
Penso che i libri non debbano dare delle risposte, ma debbano far pensare. A parer mio questo libro fa pensare, almeno a me ha fatto questo effetto e per questa ragione l'ho più volte consigliato e regalato.
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:-)