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Le schegge
 
Le schegge 2024-04-09 06:55:46 marialetiziadorsi
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marialetiziadorsi Opinione inserita da marialetiziadorsi    09 Aprile, 2024
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Verità è finzione

“Come avevamo fatto ad arrivare al punto in cui ciò che volevamo dirci fluttuava nelle pause che dominavano la conversazione?”

Valeva la pena aspettare 13 anni per avere un nuovo romanzo da Bret Easton Ellis dopo il suo capolavoro, American Psycho! Anticipo subito che a me questo “Le schegge” è piaciuto moltissimo.
Il romanzo, di mole consistente (oltre 700 pagine) è un thriller psicologico che si potrebbe definire di autofiction. Difficile dire dove una sconfini nell’altra. Siamo in uno dei più rinomati licei di LA, la Buckley School, nell’autunno del 1981. Protagonista Bret e un gruppo diciassettenni studenti che tra una festa, un film, tanti alcolici, droga a fiumi e amori promiscui ma nascosti inizia a scoprire e a riconoscere impulsi omosessuali e a farci i conti nella vita dell’epoca. L’ambiente è molto ricco, impregnato da un forte senso di noia, i passatempi costosi, le case sono ville con piscina e servitù, i soldi e le auto di lusso sono la normalità. L’inutilità del vivere sempre in sottofondo insieme ad una narrazione diversa da parte di ciascuno. Ognuno fa la sua, non ci sono rapporti veri. Lo stesso Bret ad un certo punto impone a se stesso una diversa narrazione, comunque falsa. Tutto è vero e tutto è falso. La storia e i rapporti tra i ragazzi sono un gigantesco castello di carte pronto a crollare non appena il sottile filo di finzione che li tiene insieme cederà.

“La giornata diventava semplice una volta che fingevi, anzi, diventava più vera grazie al fatto che avevi cambiato atteggiamento; la recitazione diventava la realtà e influenzava ogni cosa in un modo che sembrava positivo. In effetti, era preferibile alla realtà.”

I protagonisti sono molto amici e vivono insieme la vita scolastica ed il tempo libero con molto in comune, sinceri solo all’apparenza. Falso è infatti il racconto che ciascuno fa all’altro e forse anche a se stesso. Questa sovranarrazione è molto bella e rende speciale l’atmosfera del romanzo. Tutto è narrato con estrema chiarezza, le scene di sesso non lasciano nulla all’immaginazione (proprio nulla), eppure è realmente la verità quella che scorre nelle pagine?
La storia procede, i fatti avvengono, ma non spostano di uno spillo l’immobilità del tutto. E la descrizione dello sfondo, che sfondo che tale non è, passa in primo piano, con la stessa importanza dei fatti. Ed è fatta benissimo.
La notizia all’inizio è che sta per arrivare in classe un nuovo compagno, Robert Mallory. La cosa passa sottotono, non desta interesse particolare nel piccolo gruppo di amici del quale Bret fa parte (due coppie, Bret e Debbie, Susan e Tom e alcuni altri compagni che gli girano intorno). Si pensa addirittura di organizzargli una festa di benvenuto.
Inizia poi a sparire una ragazza, non fa però parte del gruppo e non ci si fa troppo caso. I dettagli, macabri e terribili, vengono tenuti riservati dalla polizia che sta indagando. L’assassino viene soprannominato “il pescatore a strascico”.
Nel frattempo il protagonista, Bret, inizia a sentirsi a disagio e disturbato dal nuovo compagno che pare inseguirlo e controllarlo fino a crearsene una vera paranoia. E mentre Bret vive in modo nascosto la propria omosessualità, dissimulandola grazie al suo presentarsi al mondo con Debbie, Robert Mallory sembra volerlo ostacolare anche in questo percorso con gli amici. Bret inizia a supporre che quanto racconta Robert in merito al suo passato non sia vero e che anzi nasconda molto che non racconta, anche del presente, al punto da averne quasi paura.
Poi scompare un compagno, Matt, con il quale Bret aveva avuto una storia sentimentale e sessuale. Viene ritrovato cadavere in condizioni orrende. Bret ritrova dettagli, indizi, e tutti e tutto porta a Robert Mallory. Nulla però inchioda definitivamente Robert, e il mondo legge supposizioni di Bret come un’ossessione. Robert infatti per il resto del mondo è un bravo ragazzo di bell’aspetto, gentile ed educato.
Bret inizia ad avere seriamente paura e al contempo impone a sé stesso di ritornare felice, entusiasta, senza alcun sospetto.
La storia è una continua raccolta di indizi: tutto porta a Robert e Bret ne è sempre più convinto anche se i suoi amici considerano follia la sua ipotesi e temono per la sua sanità mentale.
Come sempre però in questo genere di romanzi, nulla è vero di ciò che sembra. Ma quale è alla fine davvero la verità?
In alcune scene l’autore riesce a creare una tensione narrativa notevole e anche quando si rientra nella “normalità” la tensione che pervade il romanzo non cede. Il lettore si immedesima in Bret, si sente Bret, si convince con lui, legge gli indizi allo stesso modo.
Alcuni lettori hanno criticato l’eccessiva lunghezza del romanzo. Poteva “Le schegge” essere più breve senza perdere forza narrativa? Forse sì, forse una sforbiciata di 200 pagine non avrebbe penalizzato il romanzo lasciandone intatte le caratteristiche. Però la storia non pesa mai, anzi scorre e affascina esattamente così com’è, in perfetto equilibrio e tensione narrativa. Il lettore si immerge in un mondo tanto normale quando distopico, tanto tranquillo quanto pauroso, tanto vero quanto falso, dove si perdono i riferimenti tra normalità e ciò che non lo è.
Bello questo “Le schegge”, davvero molto bello e consigliato.

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Non ho mai letto il noto autore, con la convinzione che non sia nelle mie corde.
Ora vedo un susseguirsi di recensioni piuttosto favorevoli a questo libro ...
Neanch'io mi ci ero mai avvicinata ma stavolta sono contenta di averlo fatto!
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