Dettagli Recensione
Thriller psicogeno
….” se quelle canzoni parlavano, come un tempo avevo pensato, di un bambino che diventava uomo, ora parlavano anche, per il cinquantaseienne che ero, di un uomo che era rimasto bambino”…
“ Schegge “ è un ritorno ai primi anni ‘80, al Bret studente diciassettenne all’ ultimo anno dell’ elitaria Buckley School, una trama intrecciata e incastrata nel delirante e psicogeno mondo holliwoodiano tra feste, droga, alcool, sesso, filmografia, che sguazza in un’ epoca minimalista ispirata alla new wave e al punk, è Robert Mallory, un nuovo compagno di classe intrigante, sexy, bugiardo, è l’orrore e la paura che incute uno spietato serial killer detto il Pescatore a Strascico che si aggira nell’ ombra torturando e sventrando giovani corpi.
Giochi proibiti, desideri impuri, assenze genitoriali, ricchezza sfacciata, gesti estremi e annoiati, un mondo di niente che aspira al tutto, il desiderio di diventare uno scrittore, vuoto esistenziale in un’ anestesia del presente che vive di narrazioni parallele, confluenti e discordanti, di vicinanze lontane, di incubi, maschera artefatta di una dissoluzione famigliare accettata e protratta che ha prodotto e produce dolori e sofferenze .
Chi è realmente Bret, cosa nasconde Robert Mallory, quale il volto dell’ assassino, che cosa sta accadendo tra reale e immaginario, la trama di un film, una recita a soggetto, semplice invenzione narrativa, le memorie di uno scrittore in difficoltà, una consapevolezza ritardata a quarant’anni di distanza?
Di certo l’ autunno del 1981 ha segnato il momento dell’ ingresso nel mondo edonista e noncurante degli adulti con l’ accettazione di una serie di eventi che avrebbero condotto in città una certa dose di follia e che si sarebbero pagati a duro prezzo. Ci addentriamo nella perfetta trama di un film, un thriller dai contorni horror che origina dalla reiterata noncuranza di una classe elitaria che si nutre dei propri privilegi, legalmente amorale, legittimamente cinica, giovani in fuga da un dolore non riconosciuto, circondati e immersi in un senso di vuoto che ha il volto di una maschera di noncuranza.
Ciascuno si specchia nell’ altro vivendo la propria solitudine, Bret, la voce narrante, è travolto da impulsi erotici, recita la parte del fidanzatino amorevole, accarezzando e respingendo la propria declinazione erotico-sentimentale, travolto da un’ ondata di efferatezza, aspira alla fama letteraria, strafatto da un micidiale cocktail di alcool, farmaci, droghe, sesso, in parte ancora sconosciuto a se stesso, un adolescente completamente solo in un’ enorme casa svuotata della presenza genitoriale.
È lui la voce narrante, a quarant’anni di distanza, è lui a esporre i fatti, a porsi domande e risposte, a tracciare le linee di una trama semplice sempre più complessa.
È lui a ricordare i fatti, a tessere una tela che sembra svanire ma che ogni volta ritorna, accarezzando l’ inverosimile, spingendosi oltre, terrorizzato da supposizioni che non hanno riscontro se non nella proprio testa appesantita. La narrazione si protrae a lungo senza che nulla accada, rinchiusi in una piccolezza che si crede grande, immobilizzati dalle proprie certezze e da quel mondo imperiale nel quale si vive.
….Il sesso, i romanzi, la musica, i film rendono la vita sopportabile, non la famiglia, la scuola, la scena sociale, le relazioni”….
Per Bret, che presto sarà uno scrittore acclamato, l’ autunno del 1981 segna il passaggio dall’ adolescenza all’ età adulta, quando il dolore e la morte portano a una neo consapevolezza di se’, segnano il punto di rottura, il collasso, la perdita dell’ innocenza, l’ inizio della fine, un trauma portato avanti per sempre.
Un accadimento che ha cambiato la vita e non c’e’ nulla che si possa fare, soli con se stessi, oggi si guarda a quella storia con occhi diversi in anni generosi, una storia nella quale il mistero e il dubbio restano e resteranno, per sempre.
“ Schegge” e’ un ritorno agli anni di “ Meno di zero “ dell’ autore del famoso “ American Psyco “, è un lungo viaggio in quel 1981 che ha segnato un’ epoca e indirizzato una vita. La lunghissima recita degli accadimenti, noiosamente assorta in un cinicismo crudele ostentato sfacciatamente e orientato al proprio disfacimento, un microcosmo che nega il dolore e ne è sommerso.
I protagonisti sono giovani, sani e forti, nulla sembra toccarli, attori di un film di cui loro stessi sono in parte spettatori, una recita che a un certo punto miscela e confonde il vero e il presunto, i sogni dagli incubi, l’ amore dalla violenza se non quando li tocca direttamente.
Eppure, anche lì, toni e contorni si fanno sfumati, tutto si dissolve, nessun giudizio di merito, nessuna certezza, semplici accadimenti, il film volge ai titoli di coda, tutto è successo e riparte portando con se’ il proprio senso di disfacimento e una gravosa presenza.